venerdì 4 marzo 2011

capitolo 3 Tramonto sulle dune

Non sapevo quasi nulla di quell’uomo e come anche lui di me eppure sembrava che ci conoscessimo da sempre.

I giorni passavano uno dietro gli altri, ormai mi sentivo molto meglio ma avevo paura che se glielo avessi accennato lui mi avrebbe riportata indietro. Ormai faceva parte di me, se al mio risveglio non lo trovavo al mio fianco stavo male, ma bastava vederlo comparire perché tornasse il sole nel mio cuore.

Un giorno entrando nella stanza mi chiese:“senti.. ti va di fare due passi fuori? Ormai sarai stanca di stare sdraiata su quel letto”.

Aveva ragione dovevo sgranchirmi le ossa, era passata quasi una settimana da quando mi ero risvegliata in quel posto per me totalmente sconosciuto, le mie ferite si erano rimarginate, a ricordarle restava solo qualche livido ormai in via di guarigione.

Presa dall’entusiasmo mi alzai di scatto e tutto prese a vorticarmi attorno.

“non così in fretta, aspetta che ti aiuto!” mi cinse la vita con un braccio e mi aiutò a sollevarmi lentamente, poi mi sistemò sulle spalle un lungo mantello di lana azzurro.

“sei pronta?” mi chiese con quel sorriso che aveva la capacità di illuminare la stanza e a cui non sapevo resistere.

Gli risposi di sì con un semplice cenno del capo e poi mi avviai appoggiandomi al suo fianco verso l’uscita di quella che avevo creduto fosse una camera da letto ma che in realtà era un’enorme tenda suddivisa in vari ambienti.

Scostò i lembi di stoffa che fungevano da entrata per lasciarmi passare, fuori il sole stava tramontando all’orizzonte dando alla sabbia una tinta rossastra, sembrava di stare dentro ad una favola, io ero una principessa e lui il mio principe azzurro che era arrivato a salvarmi a cavallo del suo baldo destriero.





Quando finalmente uscii all’aperto sentii il tepore della sabbia carezzarmi i piedi che solo allora mi ricordai essere nudi, le vesciche erano guarite e la sabbia tiepida mi massaggiava le piante dei piedi trasmettendomi una piacevole sensazione di benessere che si irradiava a tutto il resto del corpo, mi sentivo totalmente in pace con me stessa.

Anuar continuava a tenermi stretta a sé, avrei potuto benissimo farcela da sola ma mi piaceva sentire il contatto del suo corpo attraverso i vestiti. Mi girai a guardarlo, mi resi conto solo in quel momento che non lo avevo mai osservato bene a parte il viso, portava una camicia con le maniche molto ampie sbottonata sul collo che lasciava intravedere la morbida peluria del torace abbronzato, dei morbidi e ampi pantaloni neri in puro stile arabo ed una fusciacca blu cobalto che gli cingeva i fianchi stretti, i cappelli lasciati liberi dal turbante erano mossi dalla leggera brezza che iniziava ad alzarsi dalle alture alle nostre spalle. Più lo guardavo e più continuavo a pensare che fosse un frutto della mia fantasia, era totalmente impossibile che potesse esistere un uomo così.

Per fortuna non si era accorto di niente, sembrava perso nei suoi pensieri.

Distolsi lo sguardo da lui e contemplai un altro spettacolo, quello che la natura offriva ai miei occhi. Era quasi completamente buio a parte una striscia rosata all’orizzonte. Il cielo sopra di noi si stava accendendo di miriadi di puntini luminosi che rischiaravano l’immenso mare di sabbia che avevamo di fronte.

“ti piace?” chiese Anuar cogliendomi di sorpresa, “siamo quasi arrivati, spero di non averti fatta stancare troppo!”

“è la cosa più bella che abbia mai visto” gli risposi. “non sono affatto stanca, mi piace camminare sulla sabbia”.

“ok allora... ti chiedo un ultimo sforzo, ci siamo quasi”.

Tolse il braccio dal mio fianco e mi diede la mano aiutandomi ad inerpicarmi su una montagnola. Quando finalmente arrivammo sulla sommità stese una coperta sulla sabbia e poi mi ci fece sedere sopra, lui si sedette di fianco a me, i nostri corpi erano così vicini che potevo sentire il calore del suo, poi mi disse: “guarda di fronte a te!”

Nel cielo ormai le stelle erano milioni sembravano così grandi e luminose che se avessi alzato una mano sarei arrivata a toccarle, tra di esse potevo distinguere distintamente il nastro argenteo della via lattea, ma lo spettacolo più bello veniva dal deserto sotto di noi.

La sabbia era costellata di formazioni rocciose di varie forme e dimensioni che al chiarore della luna emanavano una luce biancastra, le rocce sembravano fosforescenti nella notte, sembrava di sorvolare un’immensa foresta pietrificata.

Rimasi con la bocca aperta per lo stupore, Anuar sorrise, mi circondò con entrambe le braccia e indicandomi le formazioni rocciose disse “ quello che vedi sotto di te è il così detto DESERTO BIANCO, sono formazioni calcaree che accumulano la luce durante il giorno e di notte la rilasciano dando al deserto questo aspetto... è magico non trovi? Ero sicuro che ti sarebbe piaciuto!”

“il deserto bianco.... sarebbe stata la tappa successiva del mio viaggio... ma purtroppo....” sentii ancora una volta le lacrime rigarmi il volto al ricordo dei miei compagni di viaggio, non avrei voluto interrompere quel momento magico ma ogni volta che qualcosa mi ricordava quello che era successo non riuscivo a smettere di piangere.

“scusa non avevo pensato che potesse riportarti alla mente brutti ricordi... che sciocco sono stato, dovevo pensare che la maggior parte dei tour nel deserto passano la notte lì!”

“No... non è stata colpa tua, è veramente uno spettacolo meraviglioso, sono io che....”

“Shhh...” mi posò un dito sulle labbra e iniziò a cullarmi tra le sue braccia sussurrandomi nell’orecchio una melodia sconosciuta, appoggiai il viso sul suo petto aspirando l’odore della sua pelle in un gesto che mi venne naturale.

Quando finalmente mi rilassai e i singhiozzi si furono calmati mi guardò intensamente ed io affogai completamente in quei due laghi verdi, avvicinò ancora di più il suo volto al mio e le sue labbra mi sfiorarono prima la fronte, poi le palpebre che avevo socchiuso ed infine si posarono sulle mie, prima titubanti, come se avesse avuto paura di un mio rifiuto e poi sempre più audaci lasciandomi completamente senza respiro.

Restammo a baciarci per un tempo che mi parve infinito, poi si staccò da me lasciandomi frastornata, mi sorrise e tornò a cullarmi tra le braccia... ero completamente felice, socchiusi gli occhi e mi addormentai.

5 commenti:

Unknown ha detto...

Posso solo farti i complimenti per il tuo ottimo lavoro.... MAGICO!!!

Baby Cullen ha detto...

Grazie... sono contenta che ti piaccia!!!

Andrè ha detto...

mamma mia che magia......da mille e una notte.....

Baby Cullen ha detto...

grazie Georgie!!!!

dany ha detto...

bellissima storia! complimenti......e scritta molto bene!....proseguo la lettura
danybor