Anuar
Artax sembrò capire la mia impazienza e non si tirò indietro quando affondai i talloni nei suoi fianchi caldi, lanciato verso la libertà, con il vento che mi sferzava il viso, mi sentii un tutt'uno con l'animale sotto di me come mai prima di allora.
Lasciai indietro i miei compagni di viaggio certo che avrebbero capito le mie esigenze, e mi precipitai giù per il versante della montagna come se avessi avuto alle calcagna tutti i diavoli dell'inferno... per mia fortuna quel tratto del sentiero si era mantenuto in miglior condizione rispetto al resto del tragitto che avevamo compiuto sino a quel momento, altrimenti Karim e Jasmine mi avrebbero ritrovato alle prime luci del mattino disteso sul fondo di uno dei tanti dirupi che costellavano il fianco scosceso della montagna tebana, ma quella notte un angelo silenzioso vegliava su di me, perché per quanto osassi sfidare il destino arrivai a valle sano e salvo.
Ben presto, il sentiero sotto di noi cambiò, e lo stretto viottolo, scavato nella roccia friabile della montagna, lasciò il posto ad un ampio viale... fu così che, quasi senza che me ne accorgessi, mi ritrovai a sfrecciare di fronte alle rovine dei templi sulla strada che da Luxor portava alla valle dei Re, a stento riuscii a distinguerne le colonne nascoste dal cupo mantello della notte, giacevano immerse nel silenzio, mute testimoni di un tempo che ormai non esisteva più.
Ormai ero vicino, potevo sentire, nascosto dal rumore degli zoccoli il lento sciabordare delle acque del Nilo... Poco prima di raggiungere il ponte che attraversava il grande fiume svoltai in un sentiero laterale nascosto dalla vegetazione, poco lontano, nascosta in un fitto canneto, si trovava l' imbarcazione con cui avrei raggiunto la piccola isola.
Infatti dopo poche centinaia di metri il rumore degli zoccoli fu attutito dal suolo fangoso e proprio davanti a me scorsi lo scintillio delle acque.
Saltai giù dalla groppa di Artax e fissai le briglie ad un palo della staccionata che delimitava il sentiero.
“Ciao Artax... la nostra corsa finisce qui... sei stato un grande amico, ma purtroppo non posso portarti via con me... parlerò con Karim e gli dirò di cercarti un padrone fidato... non penso che ci rivedremo ancora noi due...”
Un groppo mi stringeva la gola, non riuscii a pronunciare altro, appoggiai la fronte sul muso sudato di quello splendido animale e gli strinsi le braccia intorno al collo, non avrei mai pensato che sarebbe stato così duro separarmi da lui... lo guardai ancora una volta nel profondo dei suoi occhi neri... ero sicuro... aveva capito tutto.
Con un balzo saltai sulla prua della piccola imbarcazione e mi allontanai da lui... potevo sentire il suo sguardo dritto su di me ed una lacrima mi scese lungo la guancia “addio mio buon amico” dissi mentre la barca mi trascinava lontano da lui e come risposta mi arrivò un lungo nitrito.
Il lato ovest del Nilo era completamente deserto, nessuna luce rischiarava il mio cammino su quelle acque nere e piene di insidie, da tempo i coccodrilli erano scomparsi in quella parte del fiume, ma le rocce che affioravano silenziose erano altrettanto insidiose per i naviganti che poco conoscevano quelle acque buie... persino le grandi navi da crociera che durante il giorno trasportavano centinaia di turisti da nord a sud lungo il corso del Nilo, la notte restavano ancorate in fila sulla banchina della città, non di rado sui giornali si leggeva di qualche naufragio.. mi avviai verso il triangolo di terra scuro che si trovava proprio in mezzo a quelle acque buie, guidato solo dal mio istinto e affidai ancora una volta la mia vita al destino.
Quando fui a debita distanza dalla riva sciolsi i lacci che tenevano legata la vecchia vela... con uno schiocco sordo si tese e si gonfiò nella leggera brezza che solcava il fiume trasportandomi dolcemente verso la mia meta.
L'isola era completamente immersa nel silenzio, nessuna luce rischiarava la grande villa, per tutta la durata della fuga notturna avevo millantato nel mio cuore la speranza che Aurora potesse essere lì ad aspettare il mio ritorno, invece la grande casa troneggiava sul piccolo lembo di terra ricoperto di vegetazione buia e silenziosa come un castello abbandonato da tempo memorabile.
Cercai le chiavi che avevo tenuto appese al collo per tutto il tempo, ed aprii il cancello di legno che immetteva nello splendido parco, entrando mi voltai verso la piscina in cui avevo sguazzato beatamente assieme ad Aurora... quello che fino a poche settimane prima era il nostro piccolo angolo di paradiso, ora assomigliava più ad una palude, senza l'adeguata manutenzione, sulla superficie della piscina si era depositato uno spesso strato di foglie che a stento lasciava intravedere l'acqua.
Tirai un sospiro ed andai avanti senza più voltarmi indietro, la soluzione del mistero sulla scomparsa di Aurora, ormai ero certo, doveva trovarsi nello scompiglio della nostra camera da letto. Quindi mi diressi deciso al piano superiore... la polvere si era posata sui gradini ricoprendo col suo velo impalpabile il legno scuro delle scale... le ragnatele pendevano indisturbate dal soffitto come una trine d'argento... e così i vecchi proprietari avevano ripreso possesso della loro casa.
Posai la mano sulla porta della camera da letto con la paura che una solerte cameriera avesse messo mano in quel caos rimettendo ogni cosa al suo posto privandomi così della mia ultima speranza, sapevo che non era possibile, ma la paura che ancora una volta le cose non andassero per il verso giusto tornò ad attanagliarmi le viscere... mi feci coraggio e spalancai la porta che mi divideva dalla conoscenza.
La stanza, immersa nel buio della notte era come la ricordavo.. scarpe, vestiti... biancheria... cassetti... ogni cosa giaceva abbandonata sul pavimento e sopra il letto ancora disfatto proprio come l'avevo lasciata... come se la furia di un uragano si fosse abbattuta all'interno di quelle quattro mura devastando ogni cosa al suo passaggio... accesi la luce ed iniziai a rovistare tra le macerie di quella che una volta era una camera da letto.
Raccolsi i cassetti dal pavimento, li ricollocai sulle loro guide, ed un pezzo alla volta rimisi ogni cosa al proprio posto cercando di non tralasciare nulla che potesse essere importante per il ritrovamento di Aurora, ma non trovai niente che potesse aiutarmi a far luce su quanto era successo quella fatidica notte di due settimane prima.
Esausto mi gettai tra le lenzuola del letto disfatto il cuscino ancora emanava un debole sentore di vaniglia... chiusi gli occhi e ripensai ai momenti passati insieme in quella stanza, il dolce tepore del suo corpo stretto contro il mio, le prime luci dell'alba che contornavano la sua figura rendendola così simile ad una creatura ultraterrena... suggestionato da quelle visioni che si susseguivano così reali nella mia mente allungai una mano per toccare la sua pelle vellutata, che, nei miei ricordi, rappresentava l'entrata per il paradiso... ma non trovai il suo corpo caldo ad accogliermi... le mie dita sfiorarono qualcosa di freddo, aprii gli occhi e scorsi un piccolo bagliore tra le lenzuola, abbandonato tra le coperte, giaceva l'anello che avevo donato ad Aurora il giorno in cui le avevo chiesto di sposarmi.
Un pensiero mi colse all'improvviso folgorandomi... “possibile che...” andai nella cabina armadio alla ricerca della borsa dove Aurora custodiva gelosamente i suoi documenti, cercai tra gli scaffali, rovistando nelle pile di vestiti ancora in ordine ma non riuscii a trovarla, allora passai al setaccio gli indumenti che erano sparsi sul pavimento, ma non vi era traccia della borsa, né dei documenti che essa custodiva... trovai invece, aperta sotto una pila di indumenti, l'agendina con i numeri di telefono che portava sempre con sé... ora ne ero quasi sicuro... Aurora era scappata da me... da sola nel cuore della notte era corsa fuori da quella casa e dalla mia vita senza neanche dirmi addio. Che cosa poteva mai averla spinta a comportarsi così?
Sentii delle voci provenire dal basso, finalmente, anche Karim e Jasmine mi avevano raggiunto, forse loro, con la mente molto più lucida della mia, avrebbero potuto darmi quelle risposte alle domande che inutilmente facevo a me stesso.
“Anuar? Sei di sopra?”
“Sì Karim... sono qui”
“hai trovato qualcosa che possa aiutarci in quel caos?”
“credo di sì... ho trovato l'anello di fidanzamento che le avevo regalato, era abbandonato tra le lenzuola... e poi non ci sono più i suoi documenti, penso che se ne sia andata... ma perché?”
“non so che dirti amico mio...”
“karim... Anuar... potete raggiungermi? Credo di aver trovato qualcosa...” la voce squillante di Jasmine ci raggiunse dai piedi delle scale e ci precipitammo di sotto.
“che hai trovato Jasmine?”
“questo..” tra le mani stringeva il bicchiere che Aurora era solita tenere sul comodino.
“do... dove l'hai trovato?”
“proprio qui... vicino alla porta del terrazzo, era lì appoggiato contro il muro, come se fosse rotolato sin qui da chissà dove...”
“Anuar... penso di aver capito che cosa sia successo quella notte... secondo me Aurora, aveva sete, si è alzata per andare a prendere l'acqua, probabilmente ha sentito le nostre voci provenire dal terrazzo, si è avvicinata per venire da noi e ci ha sentiti parlare del tuo imminente matrimonio con Jasmine ed è scappata via...”
La verità di quelle parole mi colpì come uno schiaffo in pieno viso, come avevo fatto a non pensarci prima, non avevo mai parlato ad Aurora del mio presunto matrimonio con Jasmine, per non farla agitare non le avevo mai detto nulla, probabilmente quella notte ci aveva uditi parlare sulla grande terrazza e sentendosi tradita, aveva gettato l'anello ed era fuggita... se solo non fossero arrivate le guardie di mio padre sarei arrivato molto prima a quella soluzione ed avrei potuto evitare tutta quella sofferenza.
“perché non è venuta a chiedermi spiegazioni, perché è scappata via come un ladro nella notte...”
“Anuar... aspetta un bambino, sai che sono i suoi ormoni a dettar legge... non disperarti, sono sicura che sta bene e che riuscirai a trovarla, ed allora potrai chiarire tutto quanto... mi dispiace di essere stata la causa della vostra sofferenza...”
“No Jasmine... tu non hai colpa, sono stato io a combinare questo pasticcio, avrei dovuto dirle che ero promesso ad un altra donna ed ora pago le conseguenze dei miei errori... spero solo che stia bene”
“stai tranquillo Anuar, sono sicura che sta bene... me lo sento, ed ora corri... corri da lei e non permettere a niente e nessuno di dividervi”
“grazie Jasmine... te lo prometto!”
“che ci fai ancora qui? Devi prendere un aereo, almeno credo di aver capito”
“sì Karim, hai capito bene... ma voi non venite con me? Se resterete da queste parti mio padre vi troverà e non oso pensare che cosa possa fare di voi, dopo che avrà scoperto che mi avete aiutato nella fuga”
“non preoccuparti per noi Anuar, so badare a me stesso, e poi non sarebbe prudente prendere l'aereo tutti assieme... ho un paio di cose ancora da sistemare qui, ti raggiungeremo appena le acque si saranno calmate, e poi penso che ci trasferiremo in Sinai, ho un cugino che abita lì, mi sono messo in contatto con lui ed è disposto ad aiutarci, non poteri mai lasciare questa terra... fa parte di me, non sarei lo stesso lontano da qui”
“ancora una cosa... Artax... e questa casa...”
“non preoccuparti, penserò a tutto io”
“mi mancherai...”
“anche tu mi mancherai Anuar, ma saprai sempre dove trovarmi se avrai bisogno di me... ed ora vai... corri da lei”
Abbracciai stretto Karim, diedi un bacio a Jasmine e mi avviai verso la porta.