mercoledì 1 febbraio 2012

Capitolo 75 - Epilogo

Aurora


Nonostante fossero già passate alcune settimane dal parto, capitava ancora che mi svegliassi agitata nel cuore della notte, quando ancora tutto era avvolto nel buio, con la paura di aver solo sognato... allora col cuore in gola allungavo la mano tra le lenzuola in cerca della mia ancora di salvezza ed Anuar era lì, disteso accanto a me, che dormiva tranquillo... il caldo e rassicurante miracolo della sua pelle ambrata era tutto quello che mi serviva per sapere che non avevo sognato, che finalmente la vita aveva deciso di sorridermi.
Come ogni notte entrai nella stanza di Luce per la sua poppata, dalla strada sottostante, di giorno sempre affollata, non proveniva alcun movimento, tutto era ancora avvolto dall'oscurità, solo il debole bagliore dei lampioni disegnava fasci di luce sul selciato avvolto dalla nebbia dando alla città l'aspetto di tempi ormai passati... mentre ad est le prime luci di una nuova alba tingevano i tetti di rosa... quello era il momento della giornata che preferivo.

Abbassai gli occhi, Luce che sino a pochi istanti prima stava succhiando avidamente dal mio seno, ora dormiva tranquillamente nel caldo rifugio delle mie braccia... Accarezzai delicatamente l'ovale perfetto di quel viso... non riuscivo a credere che quel piccolo angelo fosse reale, che fossi stata io l’artefice di quella creatura così perfettamente meravigliosa. Avrei dovuto adagiarla nella culla e tornare a letto dove avevo lasciato Anuar ancora addormentato, ma era così difficile staccarsi da lei... adoravo tenerla tra le braccia, osservare il sereno alzarsi ed abbassarsi del piccolo torace al ritmo del suo respiro... sentire il profumo della sua pelle, quel misto di latte e di innocenza che solo i bambini possiedono.
Tutte le paure degli ultimi mesi ed il dolore del parto erano state cancellate dalla mia mente nel momento stesso in cui Anuar aveva messo tra le mie braccia per la prima volta quel tenero angioletto, che aveva cambiato radicalmente la mia vita fin dal primo momento... lei mi aveva dato la forza di continuare a vivere anche quando sembrava che tutto il mondo stesse per crollarmi addosso, ed ora dopo tanti mesi di attesa riposava tranquilla tra le mie braccia... come poteva un essere così piccolo ed indifeso donare tanta felicità a chi le stava attorno?
Ero talmente immersa nei ricordi di quel giorno tanto speciale che non sentii arrivare Anuar, giunse al mio fianco con passo leggero come un fantasma nella notte e posò un bacio sulla mia fronte facendomi sobbalzare.

buongiorno tesoro, non volevo spaventarti... mi sono svegliato ed il letto era vuoto... per un po' ti ho aspettata, poi non vedendoti arrivare sono venuto a cercarti... sapevo che ti avrei trovata qui... va tutto bene?”
sì... va tutto bene, mi ero solo persa nei ricordi...”
dall'aspetto che avevi dovevano essere bei ricordi... mi sei mancata, sai che non riesco a stare lontano da te per troppo tempo..”
lo stesso vale per me, ma... la verità è che non riesco a staccarmi da nostra figlia... ha lo stesso fascino del suo papà... sei qui da molto?”
Abbastanza da assistere a questo splendido spettacolo!”
hai ragione, quest'alba è talmente bella...”
io non stavo parlando dell'alba... per me vedere una madre che allatta il suo bambino è uno spettacolo che non ha eguali... specie quando si tratta delle due persone che amo di più al mondo... "
"ti amo tanto Anuar..."
"lo so tesoro mio... come sta oggi il nostro angioletto?”
l'angioletto sta bene... ha mangiato come un porcellino ed ora riposa tranquilla”
posso?”
certo, ma stai attento a non svegliarla, si è appena addormentata”
diventa ogni giorno più bella... proprio come la sua mamma”
Prese delicatamente la piccola tra le braccia e la adagiò nella culla posandole un bacio sulla fronte, poi si inginocchiò ai piedi della sedia sulla quale ero seduta e prese le mie mani tra le sue guardandomi intensamente negli occhi... nel silenzio che ci avvolgeva, potei sentire distintamente i battiti del mio cuore che si librava in volo.
Aurora...”
Sì?” risposi con un filo di voce.
è da quando sono arrivato a Londra che aspetto l'occasione giusta per parlare con te... ma nelle ultime settimane sono successe così tante cose ed abbiamo avuto così poco tempo per noi che non ho mai trovato il momento giusto per farlo... ma ora... non posso più aspettare”
che c'è Anuar, ti prego, non farmi stare sulle spine”
tu sei la donna della mia vita, l'ho sempre saputo... credo di averlo capito nel momento stesso in cui ti ho visto quel giorno nel deserto ed anche se il destino ci ha sottoposto a prove difficili, siamo riusciti a superarle, ti amo Aurora, ti ho sempre amata, ed ora più che mai...”
Sentii qualcosa di freddo posarsi sul palmo della mia mano, quando abbassai gli occhi vidi l'anello di fidanzamento che avevo lanciato tra le lenzuola la fatidica notte in cui ero scappata da Luxor e da lui.... i primi raggi di sole  che filtravano dalla finestra lo colpirono sprigionando fasci di mille colori che disegnarono di centinaia di arcobaleni nella stanza.
quest'anello non avrebbe mai dovuto lasciare la tua mano... Aurora... non avrei mai dovuto permettere che tu ti allontanassi da me, non saprei più vivere senza di te, quindi...che ne diresti di sposarmi e dividere la tua vita con me?”
Silenziose lacrime di felicità rigarono le mie guance mentre mi lanciavo su di lui baciandolo fino a rimanere senza respiro, incapace di proferire alcuna parola.

devo considerarlo un sì?” mi chiese mentre le sue labbra si curvavano in uno di quei sorrisi disarmanti a cui non avevo mai saputo resistere.
si... si... si, te lo urlerei se così facendo non rischiassi di svegliare Luce... ti amo da impazzire Anuar e non vedo l'ora di diventare tua moglie”
Restammo a lungo abbracciati di fronte a quella finestra accarezzandoci e baciandoci dolcemente mentre la città lentamente si risvegliava tutto attorno a noi... stretta nel caldo abbraccio di Anuar guardai il sole sorgere all'orizzonte, e all'improvviso ricordai una frase che alcuni giorni prima avevo udito in un film.

<<nella vita incontri migliaia di persone e nessuna ti colpisce veramente, poi un giorno incontri una persona e la tua vita cambia per sempre>>.
Quelle parole mi avevano colpito sin dal primo momento in cui le avevo udite, ma in quel momento mi parvero più vere che mai. 
Per anni ero vissuta in una metropoli circondata da migliaia di persone, estranei per lo più, ma proprio quando la vita mi aveva messo a dura prova il destino aveva posto sul mio cammino le persone giuste... quelle stesse persone che avrebbero cambiato per sempre la mia vita. 
Prima era arrivata Francies... in lei più che un'amica avevo trovato la sorella che non avevo mai avuto  e poi, quando ormai pensavo di essere spacciata avevo incontrato Anuar, l'uomo dei miei sogni... l'uomo che avevo cercato per l'intera esistenza, era lì accanto a me, pronto a proteggermi e confortarmi come solo lui sapeva fare, avevo sempre pensato  di essere una persona sfortunata, ma bastava che girassi lo sguardo in quella stanza per capire quanto invece mi fossi sbagliata... tutto quello che avevo sempre desiderato era racchiuso in quelle quattro mura e per la prima volta mi sentivo veramente felice.


mercoledì 4 gennaio 2012

Capitolo 74

Anuar


Era come guardare la propria immagine riflessa allo specchio, Rimasi a bocca aperta, completamente incapace di proferire parola, come se il mio corpo si fosse improvvisamente trasformato in una statua di sale, sapevo di essere vivo solo perché sentivo i battiti sordi del cuore scandire il tempo che sembrava essersi fermato in quella stanza nel momento stesso in cui avevo fissato negli occhi quel ragazzo identico a me in tutto e per tutto. Il mio cervello continuava a girare a mille all'ora, scandendo ad una ad una le parole che mia madre mi aveva rivolto solo pochi giorni prima ed ora la verità stava proprio davanti ai miei occhi, ne ero assolutamente sicuro, quell'uomo era il fratello di cui avevo sempre ignorato l'esistenza.
Voi due potreste anche fare qualcosa per Dio, no?”
le parole di Francies, pronunciate con un tono che non ammetteva repliche, mi risvegliarono dal torpore che quella scoperta aveva scatenato in me, e solo allora notai che Aurora era sdraiata sul pavimento con un'espressione mista tra dolore e preoccupazione... ancora imbambolato, corsi vicino a lei per aiutarla a rialzarsi, ma non avevo ancora mosso un passo quando una fitta all'addome la costrinse a contorcersi su se stessa urlando per il dolore e la realtà di quello che stava succedendo ebbe su di me l'effetto di una doccia ghiacciata facendomi tornare immediatamente coi piedi per terra... il bambino aveva deciso di non poter più aspettare.
Non puoi rimanere qui per terra... quando il dolore si attenua ti portiamo a letto... ok?”
insieme a Robert e Francies aiutai Aurora ad alzarsi dal pavimento, ma non appena fu in piedi un liquido caldo cominciò a scenderle lungo le gambe inzuppandole i vestiti.
si sono rotte le acque... il parto è iniziato” Francies sembrava completamente padrona di sé mentre pronunciava quelle parole, mentre io mi sentivo spaventato come non mai… nella mia mente si accese un neon a luce rossa che ad intermittenza mi diceva “PANICO”... iniziai a respirare profondamente cercando di rimanere lucido… non potevo lasciarmi andare… non in quel momento
Sollevai Aurora tra le braccia e corsi lungo il corridoio, diretto alla porta d'ingresso.
dove stai andando Anuar?”
come dove sto andando... la sto portando in ospedale..” urlai con una voce che stentai a riconoscere come la mia.
no Anuar, non faresti in tempo, le acque si sono rotte, dobbiamo farla partorire noi”
A quelle parole sentii quel poco di sangue freddo che ancora avevo nelle vene evaporare dal mio corpo mentre le forze iniziavano ad abbandonarmi.
Anuar... ti senti bene? Sei bianco come un lenzuolo, mettila giù, non vorrai farla cadere a terra… ”
no… no… ce la faccio, ditemi solo dove la devo portare… ”
vieni la camera è da questa parte”
seguii Francies e Robert come un automa, in quel momento non riuscivo a sentire nulla, solo il calore del corpo di Aurora che stoicamente si aggrappava a me mentre nuove contrazioni laceravano il suo corpo.
La adagiai delicatamente sul letto e poi mi allontanai lasciandola nelle mani di Francies.
sentite ragazzi... avrò bisogno di entrambi, quindi vi prego di riprendervi, non posso badare a voi e aiutare lei allo stesso tempo, quindi fatevi un wisky se questo può aiutarvi a stare meglio, ma cercate di rendervi utili... se riusciamo ad organizzarci tutto andrà bene... ok?”
ok” rispondemmo all'unisono.
vieni Anuar, Francies ha ragione, dobbiamo assolutamente bere qualcosa.. e poi... forse dovremmo parlare un po' tra di noi”
no Robert... non ora, per le spiegazioni ci sarà tempo più tardi... ora fatevi un bicchierino e poi ritornate subito qui! E questo è un ordine!!!”
Tornammo dopo pochi istanti, il liquido ambrato ancora bruciava nella mia gola, mentre un calore strano si irradiava nelle mie membra, forse avrei dovuto dire a Robert che non avevo mai bevuto alcool in vita mia.
bene ragazzi... ho chiamato il ginecologo di Aurora e ha detto che arriverà appena possibile, quindi sino ad allora dovremmo cavarcela da soli... ora uno di voi vada in cucina e faccia bollire dell'acqua... molta acqua... mentre l'altro vada nel bagno a prendere degli asciugamani puliti... la cucina è al piano di sotto, il bagno è la seconda porta a destra... su... su via!!!”
Ci precipitammo fuori dalla stanza come due segugi in cerca della preda, quasi spintonandoci nell'uscire dalla stanza ed infilammo entrambi la porta del bagno.
no.. gli asciugamani li prendo io... tu vai a far bollire l'acqua” dissi a Robert
no, vai tu a far bollire l'acqua...”
allora la smettete di comportarvi come due bambini? Ricordate? Sto cercando di farne nascere uno, non ho bisogno di altri due” sentimmo tuonare Francies dall'altra stanza, mentre un nuovo grido di Aurora ci destò.
Lasciai Robert in cerca degli asciugamani e mi precipitai in cucina, cercai nella credenza la pentola che poteva fare al caso mio e nello sfilarla dalla pila, l'intera batteria si riversò sul pavimento producendo un rumore assordante.
che succede?”
tutto bene... ho solo fatto cadere le pentole”
Misi l'acqua sul fuoco e tornai al piano di sopra, Aurora tutta sudata si contorceva nel letto mentre Francies cercava di aiutarla come poteva.
dai tesoro... stringi i denti, ce la faremo... te lo prometto”
Restai a guardarle per qualche istante in silenzio, era davvero sorprendente il legame che univa quelle due donne, riuscivano a darsi forza l'una con l'altra anche in quel momento.
ecco gli asciugamani!” Robert arrivò alle mie spalle reggendo una pila di asciugamani di spugna.
bene... appoggiali lì sopra la poltrona”
posso fare qualcos'altro?” dissi.
vai vicino a lei e tienile la mano... vedi quelle pezze dentro il catino che stanno lì sopra?
Sì”
posagliele sulla fronte.. le daranno sollievo” “tu Robert va in cucina, e quando bolle l'acqua portala qua su e gettala in quella vasca che ho messo lì nel corridoio, metti anche a bollire una pentola più piccola e sterilizza un paio di forbici, sono nel cassetto vicino al lavello... ok?”
ok” posò un leggero bacio sulla guancia arrossata di Francies e poi uscì dalla stanza.

Quando finalmente giunse il dottore e le contrazioni si fecero più ravvicinate Francies mi chiese di uscire dalla stanza, probabilmente aveva notato la tensione che mi tendeva i muscoli del collo, ero completamente sopraffatto dalla paura.
Andai nel corridoio con Robert, facevamo avanti e indietro fumando come due ciminiere, e tra un urlo di Aurora e l'altro gli raccontai quello che a mia volta avevo scoperto solo pocgi giorni prima... diverse emozioni si affacciarono sul suo volto mano a mano che le parole uscivano sempre più fluide dalla mia bocca, paura... sorpresa... ed infine felicità, ci avvicinammo e ci stringemmo in un grande abbraccio fraterno, finalmente avevo ricomposto tutti i pezzi del mio puzzle.
Da dentro la stanza arrivò un grido più forte degli altri che mi raggelò il sangue nelle vene facendomi scattare verso la maniglia della porta, subito dopo il vagito di un bambino ruppe il silenzio irreale che per qualche secondo era sceso su di noi.
Dopo alcuni istanti il dottore uscì dalla stanza e ci strinse la mano. “congratulazioni, è andato tutto bene, è una splendida bambina, vi aspetto domani in ospedale per tutti gli accertamenti... buona serata!”
Ci precipitammo nella stanza... Francies teneva tra le braccia un piccolo fagottino avvolto in una copertina rosa.

ti presento tua figlia” disse porgendomi la bimba tra le braccia, mi sentivo così impacciato mentre stringevo per la prima volta tra le braccia quel frugoletto che avrebbe cambiato per sempre le nostre vite, ed una lacrima di felicità mi corse lungo la guancia.

Sollevai un lembo della coperta e scorsi un visetto rosa pieno di piccole grinze contornato da un serico ciuffo di capelli neri come una notte senza luna, le piccole labbra a forma di cuore si stringevano attorno ad un minuscolo pollice ed il mio cuore prese il volo.
Corsi accanto ad Aurora, posai la bimba tra le sue braccia e la baciai a lungo.
ehm... ehm... scusate...”
scusate voi... grazie di tutto Francies, senza di te non ce l'avrei mai fatta.. grazie anche a te Robert”
che ne dite ora di dare un nome alla mia nipotina? Perché non ho alcuna intenzione di chiamarla bimba ancora per molto”
hai proprio ragione... io veramente un nome in mente lo avrei”
allora Aurora, hai intenzione di dircelo o te lo dobbiamo tirare fuori a forza? Dai non lasciarci sulle spine...”
ok... in questi mesi ho pensato molto al nome da dare al bambino, e un nome ha continuato a ronzarmi nella mente, e così ho pensato che se fosse nata una bambina le avrei dato nome Luce... sempre che tu sia d'accordo Anuar... che ne pensate?”
splendido!... insolito, ma assolutamente adatto a vostra figlia”
e tu Anuar che ne pensi?”
che è assolutamente perfetto... la Luce che illuminerà il nostro cammino!!!”
vieni Robert... andiamo a casa, è arrivato il momento di lasciarli da soli... ci sentiamo domani e congratulazioni a tutti e due!”












mercoledì 30 novembre 2011

Capitolo 73

Francies

- Perché continui a non capire? Sai bene quanto desiderassi trascorrere il tuo compleanno nella nostra nuova casa. Ho preparato tutto per bene e ora mi dici che non potrai esserci?- 
All’altro capo del telefono la voce alterata di Robert continuava a distruggere tutte le mie speranze …e senza una ragione che mi sembrasse valida vedevo vanificati tutti i miei sforzi.
- Tesoro lo sai che se non avessi questo maledetto impegno volerei subito a casa…-
A casa….Quell’espressione spontanea fece sobbalzare il mio cuore… ancora incredulo che quello splendido uomo volesse me…e che desiderasse condividere la sua vita con la mia. 
-Lo dici soltanto per cercare di addolcirmi…non posso credere che tu mi stia facendo questo. Lo desideravo così tanto…–
Stavo cercando in ogni modo possibile di fare leva sul suo senso di colpa… ma nulla sembrava funzionasse.
- Ti chiamo più tardi, ora devo andare…mi stanno chiamando... scusami amore! Sai che vorrei soltanto essere lì con te. Bacio – 
Lo schiocco sonoro delle sue labbra risuonò leggero prima del click che terminava la chiamata. Guardai il display come se nascondesse qualche segreto… ma, buio come il mio umore, rimandava soltanto la mia immagine riflessa. Coda alta…legata come capitava…occhi cerchiati dall’insonnia che mi impediva di riposare… e tracce di cioccolato ai bordi delle labbra e sulla guancia sinistra che mi ero tormentata per tutto il tempo della telefonata.
Quell’enorme torta che avevo appena finito di decorare Robert non l’avrebbe mai vista…e nemmeno il prezioso regalo che mi ero finalmente decisa a prendere dopo tanti dubbi.
Gettai il telefono sul letto e sfilandomi di dosso la maglietta e i jeans mi gettai sotto la doccia a pensare.
L’acqua scorreva lenta sulla pelle, attenuando, col suo tepore, quel gelo che la sua assenza mi procurava. Sapevo da principio che il suo lavoro l’avrebbe spesso portato lontano, ma non mi ero resa conto di quanto fosse difficile… la sera… stendermi tra le lenzuola immaginandolo all’altro capo del mondo.
Presto sarei dovuta tornare a New york per la presentazione delle nuove collezioni … vedersi sarebbe diventato ancora più complicato…e la sua festa di compleanno mi era sembrata un momento splendido per inaugurare la nostra vita insieme, tra quelle mura che facevano da solida culla al nostro amore. Sollevai il capo per permettere al getto d’acqua di scivolarmi sul viso… e avvolta in quella nuvola di vapore rividi noi due su quella spiaggia lontana… mano nella mano a sollevare gli occhi al cielo, a ridere di semplici sciocchezze… a dividerci lo stesso panino a morsi, mentre i gabbiani volteggiavano contendendosi l’azzurro palcoscenico sospeso. Era in quello scorcio di paradiso che aveva preso forma nella mia mente una possibile vita insieme… coronata solo qualche giorno più tardi, quando mi aveva portata in quella grande villa chiamandola… la nostra casa.
Non potevo permettere che un giorno tanto speciale venisse sprecato a quel modo… ed anche se comprendevo non dipendesse da lui… mi dispiaceva non essere al suo fianco allo scoccare della mezzanotte e di non poterlo abbracciare sussurrandogli all’orecchio gli auguri a modo mio.
- Se Robert non verrà da me… allora andrò io da lui…semplice.-
Pronunciai quelle parole ad alta voce a me stessa…disegnando sul vetro appannato della doccia le iniziali dei nostri nomi. Mi sentivo come un’adolescente alla prima cotta… e il più delle volte mi riscoprivo a volteggiare tra le nuvole rosa, incapace di trattenermi. Il solito incontenibile sorriso ricomparve… e cercai invano di soffocarlo schiarendomi la voce.
Non avrei permesso al suo lavoro di rovinarmi una festa tanto importante, così raccolsi i capelli con una grande molletta e uscita dalla doccia chiamai subito l’aeroporto…prenotando un volo per LA che sarebbe partito a fine giornata.
Misi con cura in valigia qualche abito comodo ed uno speciale per la serata successiva, un tacco vertiginoso che avevo scoperto farlo impazzire… e alcuni indumenti intimi che ero più che sicura avrebbe gradito.
- Fatto!-
Mettere in opera ciò che avevo deciso di fare era stato più facile che pensarlo… come sempre.
Gli avrei fatto una sorpresa e quindi optai per tenere nascosto questo mio viaggio improvvisato… a tutti tranne che ad Aurora.
Quella ragazza ne aveva passate davvero tante e sapevo che al momento poteva contare solo su di me.
Mi gettai nel letto ancora avvolta nell’asciugamano, mentre alcuni ciuffi di capelli gocciolanti disegnavano strane forme sul candido copriletto imbottito. Afferrai il cellulare abbandonato sopra il cuscino e cercai in rubrica il numero di lei… guardai la sveglia sul comodino dondolando i piedi…erano le dieci del mattino, non poteva essere ancora a letto.
- Ciao tesoro, ti ho svegliata? – Sembrava dentro ad una caverna, perché la sua voce fece eco rimbombando negli orecchi.
- Sei pazza? Sono uscita a fare compere molto presto e sono rientrata da più di un’ora. Vedessi cosa sto combinando…Non so come mi sia venuto in mente, ma è una vera figata ( meraviglia) – Sembrava entusiasta. Indagai.
- Sentiamo!!!.. Cosa ti sei inventata stavolta? –
- Non voglio dirtelo… ti rovinerei la sorpresa… e poi non è ancora finito, quindi abbi pazienza e vieni più tardi ad ammirare l’opera, vuoi?-
Sarei passata da lei prima di andare in aeroporto, così le avrei potuto spiegare di persona i motivi di questa mia decisione improvvisa.
- D’accordo ciccia, appena mi libero passo lì da te… cerca di non fare sciocchezze, lo sai che ormai mancano pochi giorni … cerca di avere cura del tuo bambino….- 
- E’ quello che sto facendo… poi capirai perché!!-
- Ok allora a dopo… sono proprio curiosa. – Ascoltai la sua risata e sperai che fosse sincera. Desideravo vederla felice.
Raccolsi le poche cose che ancora mancavano al mio bagaglio improvvisato e guardai quanto tempo mi restasse prima della partenza. Mancavano più di otto ore… avevo tutto il tempo di scendere al parco a passeggiare… e un po’ d’aria non mi avrebbe che giovato. Mi infilai la tuta da ginnastica, un paio di Nike consumate che Rob considerava fantastiche… un paio di Rayban che aveva dimenticato a casa… e sollevai il cappuccio come faceva lui.
“Non credo sia necessario… però è divertente. ”
Cercai di immedesimarmi nella sua vita di tutti i giorni… ma ancora non avevo mai toccato con mano un assalto delle sue fans. Mi raccontava storie incredibili di donne che chiedevano di essere morse… altre che gli gettavano le braccia al collo per rubargli un bacio… una addirittura aveva preteso che andasse con lei a casa della figlia per fare una foto. Quella non era vita, ma il successo aveva risvolti strani… sperai soltanto che non ripiombasse in quel malessere in cui versava quando lo avevo incontrato la prima volta a Malibù.
Ero seduta su una panchina al Sole, quando scorsi in lontananza un taxi che accostava ai bordi della strada. Mi fermai ad osservare distrattamente quel che accadeva intorno a quell’auto… e aguzzai la vista quando mi accorsi che il passeggero sceso di lato… somigliava tanto a Robert.
Rimasi perplessa e quando cercai di scrutare meglio per averne conferma… un grosso pullman si mise proprio davanti impedendomi la visuale. Aspettai che si spostasse, ma quando si mosse… lui era sparito e con lui anche il taxi.
Dissi a me stessa che dovevo essermi sbagliata… e anche se il pensiero continuava a darmi il tormento... mi convinsi che fosse stato solamente un abbaglio.
Il taxi arrivò puntuale alle cinque e caricati i bagagli diedi l’indirizzo di Aurora.
Non era lontana, ma data l’ora di punta ci impiegammo più del dovuto… Una volta giunta a destinazione pagai la corsa e mi avvicinai al portone salendo quei pochi scalini. La borsa in spalla, stavo per suonare… quando ricordai di avere le chiavi e pensandola a fare chissà quale stramberia, optai per usarle senza costringerla a venire ad aprirmi.
Ero già oltre la porta quando il taxi partì e senza esitare entrai appoggiando le mie cose a terra.
Tutto era buio al piano inferiore, l’unica fonte di luce proveniva dalla cucina e dalla grande finestra a vetri che dava sul giardino. Immaginai di trovarla seduta sulla sua sedia preferita a sognare con lo sguardo perso oltre quel filtro trasparente, ma quando entrai trovai soltanto i resti della colazione che doveva aver fatto ore prima… era pazza…  mangiava poco e non dormiva mai e questo non andava bene nelle sue condizioni.
Mi versai un sorso d’acqua dal rubinetto e lo lasciai scivolare in gola…
La risata cristallina di Aurora giunse chiara dal piano superiore e sorridendo appoggiai il bicchiere sul tavolo e cominciai a salire le scale…possibile che fosse così fuori di testa da ridere da sola?
Il corridoio portava diritto alla cameretta della bimba ed ero sicura che fosse lì dentro che la mia amica stava combinando una delle sue… mi avvicinai senza far rumore e gettai lo sguardo all’interno dove una forte luce illuminava dal fondo impedendomi di vedere nitidamente…

rimasi basita… mentre sulle mie labbra lento e inesorabile il sorriso moriva.
Non era possibile che accadesse…
In un attimo il respiro mi abbandonò, lasciando senza vita ogni parte di me.
Tra le macchie di luce che accecavano abbagliando… c’era il mio Robert…. abbracciato a quella che fino ad un momento prima avevo considerato la migliore amica del mondo…l’accarezzava e la baciava teneramente con una dolcezza tale… da non lasciarle il tempo di riprendersi….
Rimasi impietrita ad osservarli mentre il tempo scorreva lento scandito dal faticoso pulsare del mio cuore strappato…. lacerato… da un amore rubato ancor prima di regalare a pieno le sue promesse…
Lo stupore… l’amarezza e lo sconforto furono presto sostituite da una rabbia che cresceva dallo stomaco e quando giunse in gola si trasformò quasi in un ruggito.
- Era questa la sorpresa che mi avevate preparato? Tutto qui quello che sapete fare? Aurora da te mi aspettavo qualcosa di più originale!!! –
Avevo spalancato la porta colpendola col piede e mi ero messa di fronte a loro, le mani sui fianchi , mostrando una sicurezza che nella realtà non sentivo affatto. I loro occhi si girarono meravigliati, senza rivelare alcun segno di pentimento e la cosa mi ferì nel profondo impedendomi di dire altro. Aurora era sobbalzata sentendo la mia voce e teneva la mano stretta sul pancione quasi a proteggere la sua creatura.
- Ciao Francies… hai visto chi c’è ?- Sospirò per lo spavento. Sembrava quasi felice… ero fuori di me.
- Ho visto abbastanza da volervi per sempre fuori dalla mia vita. –
Così dicendo mi avvicinai di qualche passo… accorgendomi che qualcosa non quadrava. Robert non parlava… e i suoi occhi sembravano diversi… i capelli sembravano striati di biondo… la pelle molto più scura di come la ricordassi qualche giorno prima. Rimasi a fissarlo avvicinandomi sempre di più… un leggero velo di barba nascondeva quei particolari della pelle che avrei riconosciuto tra mille… ero perplessa. Lui mi osservava con l’aria di chi non ha la più pallida idea di chi abbia davanti.
- Ma… Sei tu?- Sorrise rivelando la sua dentatura candida e nei suoi splendidi occhi verdi non riconobbi l’uomo che amavo… ma la sua esatta copia.
- Ciao... io sono Anuar…-
- …Francies. – Risposi come un automa… Si avvicinò a me abbracciandomi stretta come se volesse farmi volteggiare… e io rimasi rigida tra le sue braccia che non accennavano a mollare la presa.
- Che sta succedendo qui?- Robert comparve sulla porta spuntando dal nulla e Aurora ancora scossa, si spaventò nuovamente e scivolò a sedere sul pavimento, imprecando tra sé. 
Nessuno rispose e posandomi a terra ci voltammo entrambi verso di lui che rimase attonito a fissare l’uno e poi l’altra …. senza capire.
- Posso spiegare tutto io se mi date una mano ad alzarmi. – Aurora fece presa con le mani sul pavimento per cercare di alzarsi da sola, ma un dolore visibile la ricostrinse a terra, contorcendosi senza forze per la fitta all’addome che l’aveva colta di sorpresa.

Ancora turbati ci avvicinammo tutti e tre per soccorrerla e lei ci allontanò con la mano per impedirci di muoverla proprio in quel momento. 
Riconobbi le contrazioni di cui mi aveva più volte parlato.
- Aurora , tesoro che ti succede? …ci siamo?-
- Credo di si…- Fu tutto quello che riuscì a dire prima che una più forte contrazione la costringesse a raggomitolarsi a terra dal dolore.
- Oh Mio Dio… e adesso? Pensi di farcela ad alzarti per stenderti a letto?-
- Ora ci provo…dammi un minuto. – Respirava profondamente e quando si sentì pronta fece cenno di volersi sollevare da terra.
- Voi due potreste anche fare qualcosa per Dio, no?-
Robert e Anuar stavano uno di fronte all’altro come due statue di cera, senza trovare parole da dirsi. Aurora ed io li osservammo per un istante e guardandoci poi negli occhi lessi la risposta alla mia domanda. 
Un attimo dopo fu colta da altro spasmo …questa volta più forte che la costrinse a urlare, facendo tornare alla realtà tutti noi.
- Non puoi rimanere qui per terra… quando il dolore si attenua ti portiamo a letto. Ok?- le dissi cercando di calmarla.
La sollevammo in tre, ma quando si trovò in piedi un liquido caldo cominciò a colare lungo le gambe inzuppandole i vestiti.
- Si son rotte le acque…il parto è iniziato. - dissi ostentando una sicurezza che in realtà non avevo, ma sapevo che dovevo tenere duro per me e per Aurora, visto che ormai era troppo tardi per andare in ospedale.