mercoledì 30 novembre 2011

Capitolo 73

Francies

- Perché continui a non capire? Sai bene quanto desiderassi trascorrere il tuo compleanno nella nostra nuova casa. Ho preparato tutto per bene e ora mi dici che non potrai esserci?- 
All’altro capo del telefono la voce alterata di Robert continuava a distruggere tutte le mie speranze …e senza una ragione che mi sembrasse valida vedevo vanificati tutti i miei sforzi.
- Tesoro lo sai che se non avessi questo maledetto impegno volerei subito a casa…-
A casa….Quell’espressione spontanea fece sobbalzare il mio cuore… ancora incredulo che quello splendido uomo volesse me…e che desiderasse condividere la sua vita con la mia. 
-Lo dici soltanto per cercare di addolcirmi…non posso credere che tu mi stia facendo questo. Lo desideravo così tanto…–
Stavo cercando in ogni modo possibile di fare leva sul suo senso di colpa… ma nulla sembrava funzionasse.
- Ti chiamo più tardi, ora devo andare…mi stanno chiamando... scusami amore! Sai che vorrei soltanto essere lì con te. Bacio – 
Lo schiocco sonoro delle sue labbra risuonò leggero prima del click che terminava la chiamata. Guardai il display come se nascondesse qualche segreto… ma, buio come il mio umore, rimandava soltanto la mia immagine riflessa. Coda alta…legata come capitava…occhi cerchiati dall’insonnia che mi impediva di riposare… e tracce di cioccolato ai bordi delle labbra e sulla guancia sinistra che mi ero tormentata per tutto il tempo della telefonata.
Quell’enorme torta che avevo appena finito di decorare Robert non l’avrebbe mai vista…e nemmeno il prezioso regalo che mi ero finalmente decisa a prendere dopo tanti dubbi.
Gettai il telefono sul letto e sfilandomi di dosso la maglietta e i jeans mi gettai sotto la doccia a pensare.
L’acqua scorreva lenta sulla pelle, attenuando, col suo tepore, quel gelo che la sua assenza mi procurava. Sapevo da principio che il suo lavoro l’avrebbe spesso portato lontano, ma non mi ero resa conto di quanto fosse difficile… la sera… stendermi tra le lenzuola immaginandolo all’altro capo del mondo.
Presto sarei dovuta tornare a New york per la presentazione delle nuove collezioni … vedersi sarebbe diventato ancora più complicato…e la sua festa di compleanno mi era sembrata un momento splendido per inaugurare la nostra vita insieme, tra quelle mura che facevano da solida culla al nostro amore. Sollevai il capo per permettere al getto d’acqua di scivolarmi sul viso… e avvolta in quella nuvola di vapore rividi noi due su quella spiaggia lontana… mano nella mano a sollevare gli occhi al cielo, a ridere di semplici sciocchezze… a dividerci lo stesso panino a morsi, mentre i gabbiani volteggiavano contendendosi l’azzurro palcoscenico sospeso. Era in quello scorcio di paradiso che aveva preso forma nella mia mente una possibile vita insieme… coronata solo qualche giorno più tardi, quando mi aveva portata in quella grande villa chiamandola… la nostra casa.
Non potevo permettere che un giorno tanto speciale venisse sprecato a quel modo… ed anche se comprendevo non dipendesse da lui… mi dispiaceva non essere al suo fianco allo scoccare della mezzanotte e di non poterlo abbracciare sussurrandogli all’orecchio gli auguri a modo mio.
- Se Robert non verrà da me… allora andrò io da lui…semplice.-
Pronunciai quelle parole ad alta voce a me stessa…disegnando sul vetro appannato della doccia le iniziali dei nostri nomi. Mi sentivo come un’adolescente alla prima cotta… e il più delle volte mi riscoprivo a volteggiare tra le nuvole rosa, incapace di trattenermi. Il solito incontenibile sorriso ricomparve… e cercai invano di soffocarlo schiarendomi la voce.
Non avrei permesso al suo lavoro di rovinarmi una festa tanto importante, così raccolsi i capelli con una grande molletta e uscita dalla doccia chiamai subito l’aeroporto…prenotando un volo per LA che sarebbe partito a fine giornata.
Misi con cura in valigia qualche abito comodo ed uno speciale per la serata successiva, un tacco vertiginoso che avevo scoperto farlo impazzire… e alcuni indumenti intimi che ero più che sicura avrebbe gradito.
- Fatto!-
Mettere in opera ciò che avevo deciso di fare era stato più facile che pensarlo… come sempre.
Gli avrei fatto una sorpresa e quindi optai per tenere nascosto questo mio viaggio improvvisato… a tutti tranne che ad Aurora.
Quella ragazza ne aveva passate davvero tante e sapevo che al momento poteva contare solo su di me.
Mi gettai nel letto ancora avvolta nell’asciugamano, mentre alcuni ciuffi di capelli gocciolanti disegnavano strane forme sul candido copriletto imbottito. Afferrai il cellulare abbandonato sopra il cuscino e cercai in rubrica il numero di lei… guardai la sveglia sul comodino dondolando i piedi…erano le dieci del mattino, non poteva essere ancora a letto.
- Ciao tesoro, ti ho svegliata? – Sembrava dentro ad una caverna, perché la sua voce fece eco rimbombando negli orecchi.
- Sei pazza? Sono uscita a fare compere molto presto e sono rientrata da più di un’ora. Vedessi cosa sto combinando…Non so come mi sia venuto in mente, ma è una vera figata ( meraviglia) – Sembrava entusiasta. Indagai.
- Sentiamo!!!.. Cosa ti sei inventata stavolta? –
- Non voglio dirtelo… ti rovinerei la sorpresa… e poi non è ancora finito, quindi abbi pazienza e vieni più tardi ad ammirare l’opera, vuoi?-
Sarei passata da lei prima di andare in aeroporto, così le avrei potuto spiegare di persona i motivi di questa mia decisione improvvisa.
- D’accordo ciccia, appena mi libero passo lì da te… cerca di non fare sciocchezze, lo sai che ormai mancano pochi giorni … cerca di avere cura del tuo bambino….- 
- E’ quello che sto facendo… poi capirai perché!!-
- Ok allora a dopo… sono proprio curiosa. – Ascoltai la sua risata e sperai che fosse sincera. Desideravo vederla felice.
Raccolsi le poche cose che ancora mancavano al mio bagaglio improvvisato e guardai quanto tempo mi restasse prima della partenza. Mancavano più di otto ore… avevo tutto il tempo di scendere al parco a passeggiare… e un po’ d’aria non mi avrebbe che giovato. Mi infilai la tuta da ginnastica, un paio di Nike consumate che Rob considerava fantastiche… un paio di Rayban che aveva dimenticato a casa… e sollevai il cappuccio come faceva lui.
“Non credo sia necessario… però è divertente. ”
Cercai di immedesimarmi nella sua vita di tutti i giorni… ma ancora non avevo mai toccato con mano un assalto delle sue fans. Mi raccontava storie incredibili di donne che chiedevano di essere morse… altre che gli gettavano le braccia al collo per rubargli un bacio… una addirittura aveva preteso che andasse con lei a casa della figlia per fare una foto. Quella non era vita, ma il successo aveva risvolti strani… sperai soltanto che non ripiombasse in quel malessere in cui versava quando lo avevo incontrato la prima volta a Malibù.
Ero seduta su una panchina al Sole, quando scorsi in lontananza un taxi che accostava ai bordi della strada. Mi fermai ad osservare distrattamente quel che accadeva intorno a quell’auto… e aguzzai la vista quando mi accorsi che il passeggero sceso di lato… somigliava tanto a Robert.
Rimasi perplessa e quando cercai di scrutare meglio per averne conferma… un grosso pullman si mise proprio davanti impedendomi la visuale. Aspettai che si spostasse, ma quando si mosse… lui era sparito e con lui anche il taxi.
Dissi a me stessa che dovevo essermi sbagliata… e anche se il pensiero continuava a darmi il tormento... mi convinsi che fosse stato solamente un abbaglio.
Il taxi arrivò puntuale alle cinque e caricati i bagagli diedi l’indirizzo di Aurora.
Non era lontana, ma data l’ora di punta ci impiegammo più del dovuto… Una volta giunta a destinazione pagai la corsa e mi avvicinai al portone salendo quei pochi scalini. La borsa in spalla, stavo per suonare… quando ricordai di avere le chiavi e pensandola a fare chissà quale stramberia, optai per usarle senza costringerla a venire ad aprirmi.
Ero già oltre la porta quando il taxi partì e senza esitare entrai appoggiando le mie cose a terra.
Tutto era buio al piano inferiore, l’unica fonte di luce proveniva dalla cucina e dalla grande finestra a vetri che dava sul giardino. Immaginai di trovarla seduta sulla sua sedia preferita a sognare con lo sguardo perso oltre quel filtro trasparente, ma quando entrai trovai soltanto i resti della colazione che doveva aver fatto ore prima… era pazza…  mangiava poco e non dormiva mai e questo non andava bene nelle sue condizioni.
Mi versai un sorso d’acqua dal rubinetto e lo lasciai scivolare in gola…
La risata cristallina di Aurora giunse chiara dal piano superiore e sorridendo appoggiai il bicchiere sul tavolo e cominciai a salire le scale…possibile che fosse così fuori di testa da ridere da sola?
Il corridoio portava diritto alla cameretta della bimba ed ero sicura che fosse lì dentro che la mia amica stava combinando una delle sue… mi avvicinai senza far rumore e gettai lo sguardo all’interno dove una forte luce illuminava dal fondo impedendomi di vedere nitidamente…

rimasi basita… mentre sulle mie labbra lento e inesorabile il sorriso moriva.
Non era possibile che accadesse…
In un attimo il respiro mi abbandonò, lasciando senza vita ogni parte di me.
Tra le macchie di luce che accecavano abbagliando… c’era il mio Robert…. abbracciato a quella che fino ad un momento prima avevo considerato la migliore amica del mondo…l’accarezzava e la baciava teneramente con una dolcezza tale… da non lasciarle il tempo di riprendersi….
Rimasi impietrita ad osservarli mentre il tempo scorreva lento scandito dal faticoso pulsare del mio cuore strappato…. lacerato… da un amore rubato ancor prima di regalare a pieno le sue promesse…
Lo stupore… l’amarezza e lo sconforto furono presto sostituite da una rabbia che cresceva dallo stomaco e quando giunse in gola si trasformò quasi in un ruggito.
- Era questa la sorpresa che mi avevate preparato? Tutto qui quello che sapete fare? Aurora da te mi aspettavo qualcosa di più originale!!! –
Avevo spalancato la porta colpendola col piede e mi ero messa di fronte a loro, le mani sui fianchi , mostrando una sicurezza che nella realtà non sentivo affatto. I loro occhi si girarono meravigliati, senza rivelare alcun segno di pentimento e la cosa mi ferì nel profondo impedendomi di dire altro. Aurora era sobbalzata sentendo la mia voce e teneva la mano stretta sul pancione quasi a proteggere la sua creatura.
- Ciao Francies… hai visto chi c’è ?- Sospirò per lo spavento. Sembrava quasi felice… ero fuori di me.
- Ho visto abbastanza da volervi per sempre fuori dalla mia vita. –
Così dicendo mi avvicinai di qualche passo… accorgendomi che qualcosa non quadrava. Robert non parlava… e i suoi occhi sembravano diversi… i capelli sembravano striati di biondo… la pelle molto più scura di come la ricordassi qualche giorno prima. Rimasi a fissarlo avvicinandomi sempre di più… un leggero velo di barba nascondeva quei particolari della pelle che avrei riconosciuto tra mille… ero perplessa. Lui mi osservava con l’aria di chi non ha la più pallida idea di chi abbia davanti.
- Ma… Sei tu?- Sorrise rivelando la sua dentatura candida e nei suoi splendidi occhi verdi non riconobbi l’uomo che amavo… ma la sua esatta copia.
- Ciao... io sono Anuar…-
- …Francies. – Risposi come un automa… Si avvicinò a me abbracciandomi stretta come se volesse farmi volteggiare… e io rimasi rigida tra le sue braccia che non accennavano a mollare la presa.
- Che sta succedendo qui?- Robert comparve sulla porta spuntando dal nulla e Aurora ancora scossa, si spaventò nuovamente e scivolò a sedere sul pavimento, imprecando tra sé. 
Nessuno rispose e posandomi a terra ci voltammo entrambi verso di lui che rimase attonito a fissare l’uno e poi l’altra …. senza capire.
- Posso spiegare tutto io se mi date una mano ad alzarmi. – Aurora fece presa con le mani sul pavimento per cercare di alzarsi da sola, ma un dolore visibile la ricostrinse a terra, contorcendosi senza forze per la fitta all’addome che l’aveva colta di sorpresa.

Ancora turbati ci avvicinammo tutti e tre per soccorrerla e lei ci allontanò con la mano per impedirci di muoverla proprio in quel momento. 
Riconobbi le contrazioni di cui mi aveva più volte parlato.
- Aurora , tesoro che ti succede? …ci siamo?-
- Credo di si…- Fu tutto quello che riuscì a dire prima che una più forte contrazione la costringesse a raggomitolarsi a terra dal dolore.
- Oh Mio Dio… e adesso? Pensi di farcela ad alzarti per stenderti a letto?-
- Ora ci provo…dammi un minuto. – Respirava profondamente e quando si sentì pronta fece cenno di volersi sollevare da terra.
- Voi due potreste anche fare qualcosa per Dio, no?-
Robert e Anuar stavano uno di fronte all’altro come due statue di cera, senza trovare parole da dirsi. Aurora ed io li osservammo per un istante e guardandoci poi negli occhi lessi la risposta alla mia domanda. 
Un attimo dopo fu colta da altro spasmo …questa volta più forte che la costrinse a urlare, facendo tornare alla realtà tutti noi.
- Non puoi rimanere qui per terra… quando il dolore si attenua ti portiamo a letto. Ok?- le dissi cercando di calmarla.
La sollevammo in tre, ma quando si trovò in piedi un liquido caldo cominciò a colare lungo le gambe inzuppandole i vestiti.
- Si son rotte le acque…il parto è iniziato. - dissi ostentando una sicurezza che in realtà non avevo, ma sapevo che dovevo tenere duro per me e per Aurora, visto che ormai era troppo tardi per andare in ospedale.