Anuar
Chiuso nella mia stanza come un leone in gabbia, camminavo incessantemente avanti e indietro da una parete all'altra cercando un modo per poter uscire da quella situazione assurda in cui mi ero cacciato... prigioniero nella mia stessa casa!!!... se solo fossi riuscito a parlare con Karim prima di venir rinchiuso … a completare il tutto erano arrivati quegli incubi assurdi che contribuivano enormemente ad aumentare la mia ansia.. se non avessi trovato al più presto una soluzione, sarei sicuramente impazzito.
Mi voltai verso la finestra, il sole, una sfera infuocata, stava lentamente tramontando dietro le montagne che circondavano la città, un altro giorno stava giungendo al termine e con esso un altro pezzetto di speranza mi stava abbandonando.
“Aurora dove sei?” ma nessuno avrebbe risposto a quella domanda che si librava in aria come una piuma trasportata dal vento.
Un leggero sferragliare giunse alle mie orecchie... qualcuno stava armeggiando col vecchio chiavistello della porta, rapido mi diressi verso di essa deciso a tentare una fuga che già sapevo impossibile, quando finalmente la porta si aprì, facendo entrare un raggio di luce nella stanza immersa nella penombra del tramonto, cercai di farmi largo verso l'esterno, ma le guardie, che probabilmente avevano previsto quella mia mossa, mi bloccarono e mi ricacciarono all'interno.
“Anuar... non hai ancora capito che non riuscirai mai a fuggire da questa stanza, a meno che tu non esaudisca i desideri di tuo padre?”
Nella fretta di fuggire non avevo notato l'ombra che silenziosa come la notte si era intrufolata dentro la stanza.
“Aisha?” il nome mi sfuggì dalle labbra, ma non c'era bisogno che mi rispondesse, conoscevo fin troppo bene quella voce. Come un felino in agguato mi avvicinai silenzioso a lei e, nella penombra della stanza, le strinsi le il collo tra le mie mani con tutta la forza che avevo in corpo.
“Anuar... che stai...”
Sentii le sue unghie graffiarmi il dorso delle mani nel vano tentativo di liberarsi dalla mia stretta... ero una macchina pronta ad uccidere... piano piano i tentativi di liberarsi si fecero sempre più deboli mentre le forze le venivano meno, ancora pochi attimi e l'avrei uccisa.
Sentii le sue unghie graffiarmi il dorso delle mani nel vano tentativo di liberarsi dalla mia stretta... ero una macchina pronta ad uccidere... piano piano i tentativi di liberarsi si fecero sempre più deboli mentre le forze le venivano meno, ancora pochi attimi e l'avrei uccisa.
Con un grande sforzo di volontà allentai la presa sul suo collo, non potevo permettermi di ucciderla, non prima di aver saputo dove si trovasse Aurora.
La sbattei con noncuranza sulla sedia vicino alla finestra e la legai stretta contro lo schienale con un lenzuolo che strappai dal letto, poi mi sedetti sul letto cercando di riacquistare la calma mentre aspettavo che si riprendesse.
Continuava a tossire convulsamente, gli occhi sbarrati per la paura, ancora pochi istanti e sicuramente si sarebbe messa a strillare attirando l'attenzione degli uomini di guardia alla porta, e non potevo permettere che ciò accadesse, forse quella sarebbe stata la mia unica opportunità per riuscire a scoprire che fine avesse fatto Aurora e avevo tutta l'intenzione di sfruttarla a pieno.
“non pensare neanche lontanamente di metterti ad urlare... o potrei decidere di portare a termine quello che stavo facendo poco fa... non ho nulla da perdere in questo momento”
“c-che... che vuoi da me?” chiese con un filo di voce.
“voglio sapere dove hai nascosto Aurora... e spero per te che chiunque la tenga prigioniera non le abbia torto neanche un capello o per te saranno guai seri!”
“ma di che stai parlando?... tu... tu vaneggi!!”
“BASTA! Non mi hai mai incantato con le tue stupide moine, e puoi star sicura che tanto meno ci riuscirai adesso!”
“Anuar... ti prego.. devi credermi, io non so di che stai parlando!”
la mia pazienza stava nuovamente vacillando, sentivo la rabbia, come un'onda, crescere dentro di me sempre di più, ogni parola che usciva dalla bocca di Aisha non faceva che alimentarla... dovevo rimanere calmo...non dovevo farle prendere il sopravvento o avrei rischiato nuovamente di ucciderla mettendo così fine ad ogni mia speranza di poter un giorno ritrovare la donna che amavo... tirai un pugno contro il materasso sotto di me cercando di sfogare la mia rabbia crescente su di esso.
“E così vorresti farmi credere che non sei stata tu a far rapire Aurora dalla nostra casa a Luxor una notte di dieci giorni fa?”
“No... io non so niente... come posso convincerti che ti sto dicendo la verità?”
“non puoi...”
“E' così Anuar... te lo giuro. Te lo giuro su quello che ho di più caro al mondo... te lo giuro su mio figlio!”
Quelle parole furono per me come un pugno in pieno stomaco, le forze mi abbandonarono di colpo lasciandomi completamente svuotato.
“Se come sostieni non sei stata tu, allora chi può essere stato... e perché sei venuta qui oggi?”
“non so che dirti, ero venuta solo per cercare di metterti in ragione sulla questione del matrimonio..”
“A te non importa nulla del mio matrimonio, a te interessa solo il potere... ho visto come ti strusciavi contro mio padre... tu vuoi il trono per te!”
“Tu non capisci... io voglio solo il meglio per mio figlio, e sono sicura che anche tu faresti lo stesso se ne avessi uno”.
Quindi veramente non era stata lei a rapire Aurora, altrimenti avrebbe saputo che tra breve anch'io sarei diventato padre.
“Ti prego Anuar, lasciami andare, così non farai che peggiorare le cose con tuo padre... prometto che non gli dirò quello che è successo in questa stanza, inoltre tra un po' le guardie non vedendomi tornare verranno a cercarmi ed allora si che sarai nei guai..”
“prima però devi dirmi ancora una cosa... sei stata tu l'autunno scorso a rapire una ragazza dalla mia tenda?”
“non è a me che dovresti rivolgere questa domanda, perché non provi a chiederlo a tua madre?”
“mia madre? Che cosa vorresti insinuare?”
“ci sono molte cose che tu non sai Anuar... non tutte le persone sono come sembrano... pensa a quello che ti ho detto... ed ora lasciami andare o mi metterò ad urlare”
Ancora scosso per quelle parole slegai i lacci che la tenevano legata alla sedia e la lasciai andare. Quello che mi aveva appena detto mi aveva completamente distrutto, come poteva essere stata mia madre, la donna che mi aveva messo al mondo e che amavo con tutto me stesso a commettere quell'atto ignobile? Ma soprattutto non riuscivo a capacitarmi di quali ragioni potevano averla spinta a comportarsi così... avrei dovuto parlare con lei, ma come sarebbe stato possibile? Molto probabilmente neanche era stata messa al corrente della situazione in cui mi trovavo, erano anni che viveva confinata nella sua ala del palazzo senza mai uscirne.