martedì 26 luglio 2011

Capitolo 63

Anuar

Chiuso nella mia stanza come un leone in gabbia, camminavo incessantemente avanti e indietro da una parete all'altra cercando un modo per poter uscire da quella situazione assurda in cui mi ero cacciato... prigioniero nella mia stessa casa!!!... se solo fossi riuscito a parlare con Karim prima di venir rinchiuso … a completare il tutto erano arrivati quegli incubi assurdi che contribuivano enormemente ad aumentare la mia ansia.. se non avessi trovato al più presto una soluzione, sarei sicuramente impazzito.
Mi voltai verso la finestra, il sole, una sfera infuocata, stava lentamente tramontando dietro le montagne che circondavano la città, un altro giorno stava giungendo al termine e con esso un altro pezzetto di speranza mi stava abbandonando.
Aurora dove sei?” ma nessuno avrebbe risposto a quella domanda che si librava in aria come una piuma trasportata dal vento.
Un leggero sferragliare giunse alle mie orecchie... qualcuno stava armeggiando col vecchio chiavistello della porta, rapido mi diressi verso di essa deciso a tentare una fuga che già sapevo impossibile, quando finalmente la porta si aprì, facendo entrare un raggio di luce nella stanza immersa nella penombra del tramonto, cercai di farmi largo verso l'esterno, ma le guardie, che probabilmente avevano previsto quella mia mossa, mi bloccarono e mi ricacciarono all'interno.
Anuar... non hai ancora capito che non riuscirai mai a fuggire da questa stanza, a meno che tu non esaudisca i desideri di tuo padre?”
Nella fretta di fuggire non avevo notato l'ombra che silenziosa come la notte si era intrufolata dentro la stanza.
Aisha?” il nome mi sfuggì dalle labbra, ma non c'era bisogno che mi rispondesse, conoscevo fin troppo bene quella voce. Come un felino in agguato mi avvicinai silenzioso a lei e, nella penombra della stanza, le strinsi le il collo tra le mie mani con tutta la forza che avevo in corpo.
Anuar... che stai...”
 Sentii le sue unghie graffiarmi il dorso delle mani nel vano tentativo di liberarsi dalla mia stretta... ero una macchina pronta ad uccidere... piano piano i tentativi di liberarsi si fecero sempre più deboli mentre le forze le venivano meno, ancora pochi attimi e l'avrei uccisa. 
Con un grande sforzo di volontà allentai la presa sul suo collo, non potevo permettermi di ucciderla, non prima di aver saputo dove si trovasse Aurora.
La sbattei con noncuranza sulla sedia vicino alla finestra e la legai stretta contro lo schienale con un lenzuolo che strappai dal letto, poi mi sedetti sul letto cercando di riacquistare la calma mentre aspettavo che si riprendesse.
Continuava a tossire convulsamente, gli occhi sbarrati per la paura, ancora pochi istanti e sicuramente si sarebbe messa a strillare attirando l'attenzione degli uomini di guardia alla porta, e non potevo permettere che ciò accadesse, forse quella sarebbe stata la mia unica opportunità per riuscire a scoprire che fine avesse fatto Aurora e avevo tutta l'intenzione di sfruttarla a pieno.
non pensare neanche lontanamente di metterti ad urlare... o potrei decidere di portare a termine quello che stavo facendo poco fa... non ho nulla da perdere in questo momento”
c-che... che vuoi da me?” chiese con un filo di voce.
voglio sapere dove hai nascosto Aurora... e spero per te che chiunque la tenga prigioniera non le abbia torto neanche un capello o per te saranno guai seri!”
ma di che stai parlando?... tu... tu vaneggi!!”
BASTA! Non mi hai mai incantato con le tue stupide moine, e puoi star sicura che tanto meno ci riuscirai adesso!”
Anuar... ti prego.. devi credermi, io non so di che stai parlando!”
la mia pazienza stava nuovamente vacillando, sentivo la rabbia, come un'onda, crescere dentro di me sempre di più, ogni parola che usciva dalla bocca di Aisha non faceva che alimentarla... dovevo rimanere calmo...non dovevo farle prendere il sopravvento o avrei rischiato nuovamente di ucciderla mettendo così fine ad ogni mia speranza di poter un giorno ritrovare la donna che amavo... tirai un pugno contro il materasso sotto di me cercando di sfogare la mia rabbia crescente su di esso.
E così vorresti farmi credere che non sei stata tu a far rapire Aurora dalla nostra casa a Luxor una notte di dieci giorni fa?”
No... io non so niente... come posso convincerti che ti sto dicendo la verità?”
non puoi...”
E' così Anuar... te lo giuro. Te lo giuro su quello che ho di più caro al mondo... te lo giuro su mio figlio!”
Quelle parole furono per me come un pugno in pieno stomaco, le forze mi abbandonarono di colpo lasciandomi completamente svuotato.
Se come sostieni non sei stata tu, allora chi può essere stato... e perché sei venuta qui oggi?”
non so che dirti, ero venuta solo per cercare di metterti in ragione sulla questione del matrimonio..”
A te non importa nulla del mio matrimonio, a te interessa solo il potere... ho visto come ti strusciavi contro mio padre... tu vuoi il trono per te!”
Tu non capisci... io voglio solo il meglio per mio figlio, e sono sicura che anche tu faresti lo stesso se ne avessi uno”.
Quindi veramente non era stata lei a rapire Aurora, altrimenti avrebbe saputo che tra breve anch'io sarei diventato padre.
Ti prego Anuar, lasciami andare, così non farai che peggiorare le cose con tuo padre... prometto che non gli dirò quello che è successo in questa stanza, inoltre tra un po' le guardie non vedendomi tornare verranno a cercarmi ed allora si che sarai nei guai..”
prima però devi dirmi ancora una cosa... sei stata tu l'autunno scorso a rapire una ragazza dalla mia tenda?”
non è a me che dovresti rivolgere questa domanda, perché non provi a chiederlo a tua madre?”
mia madre? Che cosa vorresti insinuare?”
ci sono molte cose che tu non sai Anuar... non tutte le persone sono come sembrano... pensa a quello che ti ho detto... ed ora lasciami andare o mi metterò ad urlare”
Ancora scosso per quelle parole slegai i lacci che la tenevano legata alla sedia e la lasciai andare. Quello che mi aveva appena detto mi aveva completamente distrutto, come poteva essere stata mia madre, la donna che mi aveva messo al mondo e che amavo con tutto me stesso a commettere quell'atto ignobile? Ma soprattutto non riuscivo a capacitarmi di quali ragioni potevano averla spinta a comportarsi così... avrei dovuto parlare con lei, ma come sarebbe stato possibile? Molto probabilmente neanche era stata messa al corrente della situazione in cui mi trovavo, erano anni che viveva confinata nella sua ala del palazzo senza mai uscirne.

sabato 23 luglio 2011

Capitolo 62

Francies

Robert era partito quella mattina per l'ultima tappa della premiere di “Water for elephants” a Sydney, ed io, rimasta sola nella grande casa alle porte di Londra stavo ripensando a quanto la mia vita fosse cambiata in quegli ultimi mesi. Avevo passato le ultime due settimane fra alberghi sempre diversi, valigie ed aerei su e giù per l'Europa seguendo Rob nel suo viaggio di presentazione del film.
Ero stanchissima... questi ritmi non facevano parte del mio modo di vivere... non avevo mai amato le serate mondane, avevo sempre rifiutato di mostrarmi alle inaugurazioni ed ai grandi eventi che avevano segnato, nel bene o nel male, l'arco della mia vita, e percepivo che, anche Robert, nonostante amasse il suo lavoro, odiava stare sotto i riflettori, ma purtroppo quello era il prezzo da pagare per continuare nella sua professione ed io, piano piano, mi stavo abituando, per amor suo, a convivere con questa parte della sua vita.
Avrei voluto seguirlo sino in Australia, ma lui aveva insistito perché, almeno questa volta, rimanessi a casa, in fondo sarebbe stato via solo pochi giorni ed il viaggio era veramente estenuante, anche lui era stanchissimo, quando lo guardavo potevo scorgere quelle sottili mezzelune scure che da alcuni giorni contornavano i suoi splendidi occhi verdi.. per fortuna quella sarebbe stata l'ultima tappa, poi finalmente avremmo avuto un po di tempo per noi... era partito solo da poche ore ma già percepivo la sua assenza, quando non era vicino a me sentivo un grande vuoto, e tutto questo mi spaventava.
Prima di andare a rilassarmi sotto il getto caldo della doccia tirai fuori il cellulare dalla borsetta, lo accesi, e come ogni giorno, controllai se Aurora mi avesse chiamata.
Durante i primi mesi dal giorno della sua partenza ero stata molto in pensiero per lei, saperla da sola nel posto più desolato della terra e per di più nelle sue condizioni mi aveva tenuto in uno stato di ansia costante, ma sapevo quanto quel viaggio rappresentasse per lei e per il suo futuro, mi bastava ripensare allo stato di depressione in cui era vissuta nei suoi ultimi mesi a Londra per convincermi che quello che stava facendo era giusto.
Per fortuna, dopo tanto peregrinare tra le sabbie del deserto, aveva finalmente trovato il suo Anuar e dopo alcuni momenti in cui aveva rischiato veramente molto, ultimamente sembrava aver raggiunto quella felicità e tranquillità che aveva cercato per tutto l'arco della sua vitai, ed io mi ero tranquillizzata. Da quando si era trasferita a Luxor ci sentivamo abbastanza spesso, ma erano passate un paio di settimane da quando l'avevo sentita l'ultima volta e nonostante avessi provato più volte a chiamarla, ogni volta mi rispondeva la segreteria telefonica e lei non mi aveva più richiamata... la cosa stava iniziando a preoccuparmi, non era da lei comportarsi così... composi il numero del suo cellulare, che ormai conoscevo a memoria, ma ancora una volta la voce metallica della segreteria mi annunciò che il telefono non era raggiungibile.
E se le fosse successo qualcosa? Se almeno ci fosse stato Robert lì con me... ed invece ero completamente sola in quell'enorme casa, dove tutto mi ricordava di loro... Robert non c'era... Aurora non c'era ed io mi sentivo sola.
Non appena posai il cellulare sul tavolo lo schermo si illuminò e le note della suoneria  mi avvisarono dell'arrivo di un messaggio esplodendo nel silenzio della stanza... afferrai l'apparecchio pensando in una risposta di Aurora e mi sorpresi a leggere il nome di zio Arcibald sullo schermo... strano... difficilmente sentivo zio Archie, di solito ero io a chiamarlo... che poteva essere successo? 
Lessi il messaggio con il cuore in gola.. “RICHIAMAMI”
Il messaggio era vecchio di quasi una settimana, non riuscivo a capire come poteva essere possibile, eppure avevo controllato il telefono ogni singolo giorno.
Composi il numero e restai in attesa... all'altro capo il telefono squillava a vuoto, stavo quasi per mettere giù la chiamata quando finalmente sentii la voce allegra di zio Arcibald in lontananza.
pronto?”
pronto... zio Archie? Va tutto bene?” risposi con un filo di voce.
ciao Francies... si certo!.. e tu come stai?”
bene grazie, ma dove sei? Ti sento lontanissimo”
sono in Egitto... sto facendo alcune ricerche per un mio libro qui al Cairo...”
sei in Egitto?”
si cara..”
zio sei sicuro che vada tutto bene? Ho ricevuto un tuo strano messaggio, è datato una settimana fa, ma mi è arrivato solo oggi...”
Ah! Certo... il messaggio... scusami se ti ho fatto preoccupare, ma mi è successa una cosa curiosa, e volevo parlartene... hai tempo?”
certo zio Archie... per te ho sempre tempo”
ti ricordi che alcuni mesi fa sei venuta a trovarmi assieme ad una tua amica per sapere il significato di un certo simbolo...”
sì certo... Aurora, stavo giusto pensando a lei pochi minuti fa..”
non l'hai vista ultimamente?”
non vedo come potrei visto che si trova a Luxor in questo momento... ma perché mi chiedi di lei?”
speravo di sbagliarmi, ma ora dalle tue parole...”
Che c'è zio Archie? Così mi fai preoccupare”
... circa dieci giorni fa ho fatto un viaggio in aereo da Luxor al Cairo con una ragazza che aspettava un bambino, era molto triste... mi sembrava un viso conosciuto, ma lì per lì non riuscivo a ricordare chi potesse essere, ho lasciato perdere finché qualche giorno dopo mi è capitato di tradurre un papiro ed ho trovato il simbolo di cui mi aveva chiesto tanto tempo fa e così ho associato le due cose”
Zio sei sicuro che fosse lei? Era da sola?”
Sì.. era completamente sola, non sono sicuro al cento per cento che fosse proprio lei, era più abbronzata di quando l'ho vista a casa mia, e poi il pancione... ma quegli occhi... ricordo che mi avevano colpito quando l'avevo conosciuta per la loro profondità e dolcezza... e ti giuro che sembravano proprio i suoi”
ti ha detto qualcosa?” Le parole dello zio Archie non fecero che confermare quel sospetto che da qualche giorno nutrivo dentro di me, sapevo che lo zio aveva una memoria visiva fuori dal comune e difficilmente dimenticava il volto di una persona, quindi se pensava che la ragazza con cui aveva viaggiato fosse Aurora, molto difficilmente poteva trattarsi di qualcun altro.
mi è quasi caduta tra le braccia quando è uscita dal bagno, le ho chiesto da quanto tempo non mangiasse e lei mi disse di aver dimenticato di cenare ma secondo me non aveva messo niente sotto i denti da chissà quanto... ho parlato con lei delle bellezze dell'Egitto per quasi tutto il viaggio tentando di distrarla dai suoi pensieri, sembrava veramente distrutta, nonostante i miei tentativi, ogni tanto scorgevo una lacrima affacciarsi sui suoi occhi... mi disse che stava tornando a Londra...”
grazie zio Archie... penso che forse potresti aver ragione... sono due settimane che non la sento e sto iniziando a preoccupami, ma perché non mi ha chiamata se è tornata qui a Londra?”
non so che dirti... se era veramente lei stalle vicino... ha assolutamente bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei...”
grazie ancora zio Archie, proverò a contattarla e ti farò sapere”
grazie... spero tanto che tutto vada per il meglio... mi piace quella ragazza!”
La telefonata di zio Arcibald non aveva fatto che accentuare la mia ansia nei confronti del destino di Aurora, se era veramente lei la ragazza che aveva incontrato su quell'aereo perché non mi aveva avvertita che stava tornando a casa?
Appena riagganciato il telefono composi il numero di casa di Aurora, dovevo assolutamente accertarmi delle sue condizioni, ora più che mai... era libero, lo lasciai squillare per alcuni minuti ma nessuno rispose alla mia chiamata. Non c'era più tempo da perdere, sarei andata a casa sua a controllare di persona.
Il tragitto in macchina mi sembrò più lungo del solito, una strana agitazione mi spingeva a correre oltre il limite di velocità consentito... che cosa poteva essere successo in quelle due ultime settimane? Era così felice l'ultima volta in cui l'avevo sentita!
Arrivai di fronte al portone di Aurora quasi senza accorgermene, scesi dalla macchina, dall'esterno la casa sembrava esattamente come l'avevo lasciata l'ultima volta in cui ero stata lì a controllare, magari zio Archie si era sbagliato... non era Aurora la ragazza con cui aveva fatto il viaggio in aereo.

Per togliermi ogni dubbio decisi di dare un'occhiata anche all'interno... girai la chiave nella toppa ed entrai, le scale erano impolverate ed i mobili ancora coperti con le lenzuola esattamente come li avevo lasciati dopo la sua partenza, stavo per tornare sui miei passi quando uno strano odore attirò la mia attenzione, andai verso la cucina... una serie di piatti sporchi, impilati pericolosamente faceva capolino dal lavello, briciole di pane erano sparse su tutto il pavimento e sulla piccola isola accanto ai fornelli, mentre un odore nauseante proveniva dal bidone della spazzatura.
Girovagai per la casa in cerca di Aurora, con il cuore in gola per la paura che le fosse successo qualcosa, la trovai in sala, sdraiata sul divano... avvolta nel vecchio plaid che per lei era come la coperta di Linus, mi avvicinai a lei, le mani scosse da un tremito incontrollato, non si muoveva, con il cuore che batteva come un uccellino impazzito le tastai il polso che fuoriusciva dal lembo della coperta, il suo cuore batteva lento e regolare sotto la pressione delle mie dita... stava solamente dormendo.
 Quando avevo visto le condizioni in cui versava la casa avevo immaginato il peggio... tirai un sospiro di sollievo, mi buttai sulla poltrona vicino a lei completamente esausta e lasciai sfogare le lacrime che sentivo pungermi dietro le ciglia, al suo risveglio mi avrebbe dovuto dare delle spiegazioni.

sabato 16 luglio 2011

Capitolo 61

Anuar

Le guardie mi presero per le braccia e mi trascinarono fuori dalla stanza prima che potessi controbattere... voleva uccidermi? Forse avrebbe dovuto farlo perché non avrei mai e poi mai sposato Jasmine, ne ora ne mai! 
Quando il pesante portone si richiuse dietro le nostre spalle mi sembrò quasi di sentire l'eco di risa provenire dalla stanza che avevo appena lasciato.
Con il mio comportamento stupido avevo compromesso l'unica speranza che avevo di far accettare la donna che amavo a mio padre, aveva escogitato tutta quella messa in scena solo per farmi perdere le staffe ed aveva ottenuto il suo scopo... anzi avevo fatto molto di più, ora che anche mio padre sapeva dell'esistenza di Aurora e dell'importanza che aveva per me, avevo più che mai la certezza di avere definitivamente compromesso la sua vita.
Il peso che negli ultimi giorni si era posizionato nel mio petto all'altezza del cuore, era se possibile, diventato ancor più pesante e ad ogni passo lo sentivo schiacciarmi verso il basso, mentre venivo trascinato di corridoio in corridoio verso quella che sarebbe stata la mia prigione.
Era ancora presto, lungo il percorso non incontrammo nessuno, il palazzo era come un gigante addormentato... camminavo come un automa, con il capo chino e gli occhi rivolti al pavimento lasciandomi trascinare da quegli uomini come un tronco di legno abbandonato nelle acque impetuose di un fiume... in quei pochi minuti era come se centinaia di anni si fossero posati sulle mie spalle.. ero stato sconfitto!  
Le mie speranze di intraprendere le ricerche di Aurora erano svanite come polvere nel vento quando mio padre aveva emesso quella che per me era una condanna a morte. 
Chiusi gli occhi rassegnato, il viso di Aurora era proprio lì di fronte a me.. era così reale mentre mi fissava spaventata che potevo sentire la sua angoscia dentro di me... non potevo rinunciare, dovevo combattere.
 
 
All'improvviso mi ricordai di Karim, eravamo rimasti d'accordo che mi avrebbe aspettato in camera mia, forse se fossi riuscito a parlare con lui anche solo per pochi minuti avrei potuto chiedergli di tornare a Luxor e di mettersi sulle tracce di Aurora al posto mio, almeno finché non fossi riuscito ad evadere da quella situazione... questo pensiero fece nascere un barlume di speranza dentro di me... forse non tutto era perso!

Quando finalmente giungemmo nei pressi della stanza, vidi la sua sagoma inconfondibile stagliarsi sulla soglia con le spalle appoggiate contro il muro, come promesso stava aspettando il mio ritorno fischiettando tra sé e sé... appena scorse i quattro uomini che mi stavano trascinando verso di lui, lo vidi alzarsi di scatto... il suo sguardo interrogativo rivolto verso me mentre la sua mano scendeva verso la spada che pendeva al suo fianco.
Sapevo che se solo glielo avessi chiesto Karim avrebbe combattuto per me, ma intuivo che anche se avessimo avuto la meglio su quei quattro uomini non saremmo mai riusciti a superare le porte della città.
Anuar che sta succedendo...”
sono stato uno stupido Karim, ho lasciato che mi facessero cadere in trappola...”
che stai dicendo...”
Karim... non ho tempo di spiegarti... devi...”
Non mi diedero il tempo di spiegarmi con lui, mi sbatterono dentro la stanza come un sacco di patate, privato delle braccia che mi avevano sostenuto crollai sul pavimento mentre la porta veniva richiusa dietro le mie spalle... sentii distintamente il rumore del chiavistello che veniva chiuso dall'esterno.
per ordine del Faraone, il principe Anuar resterà confinato nella sua stanza fino al giorno delle sue nozze...”
lasciatemi almeno parlare con lui...”
ci spiace Karim, ma suo padre ha ordinato che nessuno si avvicini a lui, anzi dobbiamo chiederti di allontanarti subito da qui!”
Poi le voci degli uomini si allontanarono lungo il corridoio lasciandomi solo con me stesso.
Andai verso la finestra, in fondo non era molto alto, e nella notte sarei potuto fuggire da lì, mi affacciai per controllare l'eventuale via di fuga, ma mio padre aveva pensato a tutto... sotto di me tre guardie armate sorvegliavano l'ultima mia speranza di poter fuggire.
Chiuso in quella maledetta stanza senza nessuna speranza di fuga, mi sentii come una tigre in gabbia e quella rabbia che a stento avevo trattenuto fino a quel momento tornò a scaturire da ogni singola cellula del mio corpo... colpii i pugni sul muro sino a che il sangue non iniziò a sgorgare dalle nocche scorticate, distrussi le sedie, il tavolo, usai i cuscini come un arma finché non si ruppero spargendo il loro contenuto di piume per tutta la stanza... poi così come era iniziata l'ondata d'ira si placò e ormai al culmine delle forze mi lasciai andare sul letto disfatto.... attorno a me la stanza era completamente devastata, sembrava che al suo interno si fosse abbattuto uno tzunami di potenza inaudita.

Mi trovavo in un lungo corridoio su cui si affacciavano molte porte, correndo scontrai una signora con un camice bianco... ero in un ospedale, Aurora si trovava proprio di fronte a me, ma continuava a correre come se fossi io la persona dalla quale stava scappando... poi un grido lacerante uscì dalla sua bocca, si voltò verso di me, sul suo viso dolore e paura, mi guardò per un secondo che mi parve infinito poi la vidi accasciarsi al suolo in una pozza di sangue... il bambino stava nascendo e nonostante chiedessi aiuto con tutto il fiato che avevo in gola nessuno sembrava sentirmi.
Il cuore mi martellava nel petto come un tamburo impazzito, un nodo scorsoio mi serrava la gola mentre il sudore ricopriva ogni centimetro del mio corpo, ancora paralizzato dall'orrore della scena a cui avevo assistito girai il viso tutto intorno in cerca di lei ma nella stanza non c'era nessuno... ancora una volta avevo sognato tutto, mi strappai di dosso i vestiti ormai completamente fradici che aderivano al mio corpo come una seconda pelle  e, con la testa stretta tra le mani, piansi lacrime amare.

Quando riuscii finalmente a calmarmi mi accorsi che qualcuno era entrato nella camera mentre stavo dormendo ed aveva messo un po' di ordine al caos che avevo provocato... era quasi sera, sul tavolo vicino alla finestra c'era un vassoio con del cibo, ma io non avevo fame, una nuova paura si era fatta largo nella mia mente e una mano invisibile contorceva le mie viscere... continuavo a pensare al sogno di poco prima, era così vivido, così reale, che sarebbe successo se Aurora avesse avuto le doglie mentre era rinchiusa in qualche luogo oscuro? chi si sarebbe preso cura di lei e di mio figlio?
Mancava troppo poco tempo al parto ed io dovevo trovarla prima che fosse stato troppo tardi.

giovedì 14 luglio 2011

Capitolo 60

Aurora

Era passata più di una settimana da quando ero tornata a casa, Alex era venuto a trovarmi tutti i giorni... non appena le luci dei lampioni si accendevano lungo la strada, l'allegro scampanellio mi avvertiva che lui era arrivato, con se aveva sempre le borse della spesa, che ormai per abitudine ordinavo telefonicamente a sua nonna, ed un film da vedere insieme.
Pur essendo un ragazzino con lui mi sentivo bene, aveva letto dentro la mia anima il dolore che mi schiacciava verso il suolo e cercava in tutti i modi di farmi uscire da quel labirinto senza uscita che era diventata la mia vita, senza insistere per cambiarmi, ma standomi vicino e confortandomi come solo la leggerezza dovuta alla sua giovane età sapeva fare.
Senza accorgermene aspettavo per tutta la giornata il momento in cui lui sarebbe arrivato, la sua presenza mi aiutava a mettere da parte, almeno per poche ore la malinconia che come una sciarpa troppo stretta sentivo stringermi alla base del collo, quando c'era lui il nodo si allentava dandomi la possibilità di inalare quell'aria fresca che portava dentro di se e che mi faceva sentire leggera come una piuma catturata dal vento, ma il nodo si riformava non appena varcava quella porta che conduceva in un mondo reale, un mondo in cui ora più che mai mi sentivo un estranea e con cui rifiutavo di confrontarmi.
Ma purtroppo niente dura per sempre... la scuola incombeva su di noi, le vacanze stavano finendo ed Alex dovette ritornare a casa per riprendere i suoi studi lasciandomi sola con i miei fantasmi che diventavano ogni giorno sempre più grandi.
La signora Smith, avvertita da Alex delle mie condizioni, si prodigava in mille modi per non farmi mancare nulla e quasi ogni sera, prima di tornare a casa dal lavoro, passava da me a portarmi la spesa e a sincerarsi delle mie condizioni... ed ogni sera la rassicuravo dicendole che stavo bene, anche se riuscivo a cogliere il lampo di preoccupazione che il mio stato scatenava nei suoi occhi.. sapevo che non era la mia gravidanza a preoccuparla bensì quello che si nascondeva dietro al mio sguardo triste, era sempre stato così, i miei occhi mi avevano sempre tradita, erano come un libro aperto per chi sapeva leggerli, uno specchio che rifletteva la tristezza della mia anima.
Mi stavo completamente lasciando andare.
La notte rimanevo sveglia sino a tardi a guardare vecchi film in TV, finché esausta i miei occhi non cedevano al sonno... avevo preso l'abitudine di non dormire mai in camera da letto, sebbene il divano nelle mie condizioni fosse scomodo, non riuscivo a tollerare l'idea di risvegliarmi ancora una volta sola in un letto enorme. 
Di giorno non facevo che dormire... mi alzavo dal divano, che ormai era diventato tutta la mia casa, solo quando era strettamente necessario, il resto dei mobili nella casa era ancora coperto di teli bianchi, che nella penombra mi ricordavano tanti paracadute abbandonati al loro destino in un prato... in cucina i piatti sporchi giacevano in pile disordinate nel lavello, ma non mi importava... non mi importava più di niente, a che serviva avere una casa pulita ed in ordine se l'unica persona che poteva vederla ero io?? mi sentivo persa in quella grande casa che odorava di polvere e ricordi. 

Senza Anuar il mondo intorno a me non aveva più senso, più i giorni passavano e più sentivo la sua mancanza... sognavo i suoi occhi verdi, il suo splendido viso che con un sorriso sapeva illuminare la mia vita, ma al mio risveglio lui non era più vicino a me ed io mi sentivo come se ad un tratto qualcuno avesse spento il mio sole personale, ero come una bussola che ad un tratto avesse perso il suo nord, un pianeta che aveva perso la sua orbita e vagavo senza meta nella notte buia della mia anima devastata in cerca di quella luce che sapevo non avrei mai più rivisto, ma che mi ostinavo a cercare con tutte le mie forze.
Il cellulare che un tempo rimaneva acceso giorno e notte giaceva spento sul tavolino di fronte a me dal giorno in cui ero tornata, avevo paura, paura di accendere quell'apparecchio infernale e di trovare una sua chiamata, non sarei riuscita a resistere al richiamo della sua voce, una musica per il mio cuore infranto, o forse era proprio la paura di non trovarla, di capire che non contavo poi molto per lui, che mi tormentava... ed il telefono rimaneva lì... immobile... una macchia nera sul tavolo immacolato del salotto, la polvere che inesorabilmente ricopre tutto col passare dei giorni aveva formato una pellicola grigiastra su quei tasti che insieme rappresentavano paradiso ed inferno... accendere il telefonino sarebbe stato come aprire il vaso di Pandora... finché fosse rimasto spento potevo avere ancora la forza di sperare. Passavo giornate intere a torturarmi con questi dubbi.
Quando la disperazione era così forte da schiacciarmi, ed iniziavo ad arrendermi ad essa, il bambino come per magia si muoveva dentro di me, con i suoi calci, leggeri come un battito d'ali di farfalla, mi faceva sentire la sua presenza, era il suo modo speciale di ricordarmi che non ero sola, che non lo sarei mai più stata, o almeno così mi piaceva pensare, e questo mi dava la forza per continuare a vivere o almeno per provare a farlo.

sabato 9 luglio 2011

Capitolo 59

Anuar

Me ne stavo lì di fronte all'enorme porta chiusa della sala delle udienze, ancora una volta ero costretto ad aspettare per poter parlare con mio padre.
Fin da bambino quando combinavo qualche marachella, e ne avevo combinato veramente un'infinità, mio padre mi faceva aspettare per ore di fronte a quella porta, era il suo modo per farmi riflettere su quello che avevo combinato prima di farmi sapere quale sarebbe stata la giusta punizione per il mio misfatto.
Mio padre non aveva mai alzato una mano su di me, ma bastava che mi guardasse con quello sguardo di delusione con cui mi accoglieva ogni volta per ferirmi fin nel profondo dell'anima.
Non ero più un bambino spaventato che ne aveva combinato una delle sue, quella porta non era più il mostro gigantesco che da bambino turbava le mie notti, ero un uomo ormai e come tale pretendevo di essere trattato.
Aveva mandato le sue guardie personali per prelevarmi da Luxor, ed ora che ero a casa si rifiutava di vedermi e mi faceva aspettare per ore in una anticamera come l'ultimo dei suoi sudditi.
Non avrei sopportato oltre quel comportamento... mi diressi a grandi falcate verso la porta deciso ad entrare in quella stanza con qualsiasi mezzo a mia disposizione... spinsi i battenti verso l'interno ed entrai.

La stanza era immersa nella penombra, l'unica fonte di luce proveniva dalla vetrata colorata che si trovava alla mia sinistra, il sole battendo sui vetri disegnava arcobaleni di luce sui tappeti che ricoprivano ogni centimetro del pavimento. C'erano cuscini sparsi ovunque sul pavimento, ma non riuscivo a scorgere nessuno... appena i miei occhi si furono abituati a quell'atmosfera che sembrava provenire da tempi lontani, vidi due figure in controluce che stavano parlando tra di loro.
Erano in piedi proprio al lato opposto della stanza rispetto a me, per questo non li avevo notati subito... in una delle figure riconobbi il profilo di mio padre mentre l'altra era sicuramente una donna.... ci misi poco a capire chi poteva essere, dal modo in cui si stava muovendo l'avrei riconosciuta tra mille... era Aisha.
Sentii il mio sangue ribollire nelle vene, mi sentivo come un toro nell'arena pronto a lanciarmi verso il drappo rosso che il toreador sventolava verso di me, ed il mio drappo rosso era proprio lei... il mio primo istinto fu di mettermi a correre verso di loro e di stringere il suo collo tra le dita delle mie mani sino a sentire il suo respiro spegnersi, ma non potevo, se volevo avere qualche speranza di ritrovare Aurora dovevo cercare di calmarmi e fare buon viso a cattivo gioco... strinsi i pugni sino a sentire le unghie penetrare nella carne tenera della mano e respirai a fondo.
Non si erano accorti della mia presenza, li scrutai a fondo cercando di riprendere il controllo di me stesso, sembravano due giovani amanti... lui le sfiorava la guancia con una delicatezza di cui non l'avrei mai ritenuto capace e lei lo circuiva con le sue false moine.

Disgustato da quella vista, e sentendo ancora una volta la rabbia impadronirsi di me, mi girai verso la porta deciso ad andarmene per non compromettere la mia posizione... feci pochi passi e poi la voce di mio padre che mi chiamava mi costrinse a voltarmi.
Buongiorno Anuar... non vieni a salutare il tuo vecchio padre?”
buongiorno padre, ho visto che eravate impegnato... sarei tornato più tardi a salutarvi”
Dovresti saperlo che ho sempre tempo per mio figlio!”
Che ipocrita... aveva rifiutato di ricevermi la sera prima, mi aveva fatto attendere fuori dalla porta per ore ed ora mi veniva a dire che aveva sempre tempo per me? Anuar calmati dissi tra me e me, avrei dovuto far finta di niente, mi stava punzecchiando per vedere le mie reazioni, ormai conoscevo le sue tattiche... respirai profondamente e con un falso sorriso stampato corsi ad abbracciarlo.
Ciao Anuar, sono proprio felice di rivederti... vi lascio soli, chissà quante cose avrete da dirvi dopo tutto questo tempo... qualche sera devi assolutamente venire a cena da noi... vedessi quanto è cresciuto il piccolo Sethy... chiede sempre di te” disse Aisha mentre si allontanava lasciandoci finalmente liberi di parlare tra di noi.
verrò sicuramente... salutamelo!” gli risposi cercando di mantenere un tono cordiale mentre la voce dentro di me le urlava di tutto.
allora figliolo... dove sei stato per tutto questo tempo?”
avevo delle faccende da sbrigare...”
dovevano essere veramente importanti per tenerti lontano da casa così tanto tempo... se non avessi mandato Mustafà a cercarti avresti scordato pure di presentarti al tuo matrimonio”
Il momento che tanto temevo era finalmente arrivato, ma perchè faceva così caldo in quella stanza? Sentivo le gocce di sudore correre sulla pelle della schiena, la bocca mi sembrava piena di sassi... era sempre stato così, ogni qualvolta mi ero trovato a dover parlare con quell'uomo, che aveva contribuito a mettermi al mondo ma che più di un padre per me era sempre stato solo il Faraone, le parole mi morivano tra i denti, ma ora dovevo prendere il coraggio a quattro mani e dirgli di Aurora.
proprio di questo volevo parlarvi...”
dimmi tutto figliolo”
Il suo sorriso bonario non mi incantava, sapevo che non sarebbe stato facile spuntarla con lui... tirai un sospiro profondo e poi tutto d'un fiato sparai fuori la mia bomba.
Padre... io non posso sposarmi con Jasmine”
Mi sembrò di essere di fronte ad una statua di cera, non un muscolo del suo viso si mosse... possibile che non avesse capito quello che gli avevo appena detto?
ho detto che non posso...”
sì ho capito perfettamente quello che hai detto, sono vecchio e forse anche un po' sordo, ma riesco ancora a sentire quello che mi viene detto a meno di un metro di distanza... e adesso vorresti spiegarmi il perché di questa tua affermazione? Sei a conoscenza di qualcosa su Jasmine che io non so?”
No... assolutamente no... Jasmine non centra nulla con la mia decisione...”
e allora basta... tra due settimane vi sposerete...”
ma io non la amo... è come una sorella per me!”
chi ha mai parlato di amore? Anch'io non amavo tua madre quando l'ho sposata...”
ma padre... io amo un'altra donna!”
I suoi occhi si fecero sottili come due fessure... sembrava un falco che sta per abbattersi sulla sua preda e le sue parole tuonarono nel silenzio della stanza come una condanna a morte.
BASTA! Il vostro matrimonio è stato deciso al momento delle vostre nascite, ed io non romperò la parola data per una cosa futile come l'amore... cresci Anuar... tu sarai presto il nuovo Faraone e Jasmine sarà la tua sposa che tu lo voglia o no... non permetterò mai che tu sposi una straniera... e non voglio più sentire una parola su questo argomento, quando sarai il nuovo re potrai prenderti tutte le donne che vorrai, ma fino ad allora tu farai quello che dico io!”
La mia collera trattenuta a stento per tutto il tempo esplose in un momento, non aveva alcun diritto di scegliere per me.
allora vorrà dire che non sarò un Faraone!” gli urlai mentre con passo deciso mi avviai verso la porta.
tu farai quello che dico io.... GUARDIE PRENDETELO E RINCHIUDETELO NELLA SUA STANZA!!”
Quattro uomini uscirono da dietro i pesanti tendaggi dietro cui erano nascosti e mi bloccarono la via di fuga... ecco che cosa stavano confabulando mio padre ed Aisha... sapevano già tutto ed avevano preparato una trappola per me, ed io ci ero caduto come un allocco! Stretto tra le guardie cercavo di liberarmi strattonandoli ma non c'era niente da fare erano molto più forti di me.
intanto non mi sposerò MAIIIIII”
vedremo se sarai ancora dello stesso parere tra due settimane... rimarrai chiuso nella tua stanza sino al giorno del matrimonio, impedirò a chiunque di venirti a trovare, ed il giorno del tuo venticinquesimo compleanno sposerai la donna a cui sei stato promesso!”
 MAIIIIIII... piuttosto la morte!”
ed ora portatelo via, prima che esaudisca il suo desiderio!”