Anuar
Le guardie mi presero per le braccia e mi trascinarono fuori dalla stanza prima che potessi controbattere... voleva uccidermi? Forse avrebbe dovuto farlo perché non avrei mai e poi mai sposato Jasmine, ne ora ne mai!
Quando il pesante portone si richiuse dietro le nostre spalle mi sembrò quasi di sentire l'eco di risa provenire dalla stanza che avevo appena lasciato.
Con il mio comportamento stupido avevo compromesso l'unica speranza che avevo di far accettare la donna che amavo a mio padre, aveva escogitato tutta quella messa in scena solo per farmi perdere le staffe ed aveva ottenuto il suo scopo... anzi avevo fatto molto di più, ora che anche mio padre sapeva dell'esistenza di Aurora e dell'importanza che aveva per me, avevo più che mai la certezza di avere definitivamente compromesso la sua vita.
Il peso che negli ultimi giorni si era posizionato nel mio petto all'altezza del cuore, era se possibile, diventato ancor più pesante e ad ogni passo lo sentivo schiacciarmi verso il basso, mentre venivo trascinato di corridoio in corridoio verso quella che sarebbe stata la mia prigione.
Era ancora presto, lungo il percorso non incontrammo nessuno, il palazzo era come un gigante addormentato... camminavo come un automa, con il capo chino e gli occhi rivolti al pavimento lasciandomi trascinare da quegli uomini come un tronco di legno abbandonato nelle acque impetuose di un fiume... in quei pochi minuti era come se centinaia di anni si fossero posati sulle mie spalle.. ero stato sconfitto!
Le mie speranze di intraprendere le ricerche di Aurora erano svanite come polvere nel vento quando mio padre aveva emesso quella che per me era una condanna a morte.
Chiusi gli occhi rassegnato, il viso di Aurora era proprio lì di fronte a me.. era così reale mentre mi fissava spaventata che potevo sentire la sua angoscia dentro di me... non potevo rinunciare, dovevo combattere.
All'improvviso mi ricordai di Karim, eravamo rimasti d'accordo che mi avrebbe aspettato in camera mia, forse se fossi riuscito a parlare con lui anche solo per pochi minuti avrei potuto chiedergli di tornare a Luxor e di mettersi sulle tracce di Aurora al posto mio, almeno finché non fossi riuscito ad evadere da quella situazione... questo pensiero fece nascere un barlume di speranza dentro di me... forse non tutto era perso!
Quando finalmente giungemmo nei pressi della stanza, vidi la sua sagoma inconfondibile stagliarsi sulla soglia con le spalle appoggiate contro il muro, come promesso stava aspettando il mio ritorno fischiettando tra sé e sé... appena scorse i quattro uomini che mi stavano trascinando verso di lui, lo vidi alzarsi di scatto... il suo sguardo interrogativo rivolto verso me mentre la sua mano scendeva verso la spada che pendeva al suo fianco.
Sapevo che se solo glielo avessi chiesto Karim avrebbe combattuto per me, ma intuivo che anche se avessimo avuto la meglio su quei quattro uomini non saremmo mai riusciti a superare le porte della città.
“Anuar che sta succedendo...”
“sono stato uno stupido Karim, ho lasciato che mi facessero cadere in trappola...”
“che stai dicendo...”
“Karim... non ho tempo di spiegarti... devi...”
Non mi diedero il tempo di spiegarmi con lui, mi sbatterono dentro la stanza come un sacco di patate, privato delle braccia che mi avevano sostenuto crollai sul pavimento mentre la porta veniva richiusa dietro le mie spalle... sentii distintamente il rumore del chiavistello che veniva chiuso dall'esterno.
“per ordine del Faraone, il principe Anuar resterà confinato nella sua stanza fino al giorno delle sue nozze...”
“lasciatemi almeno parlare con lui...”
“ci spiace Karim, ma suo padre ha ordinato che nessuno si avvicini a lui, anzi dobbiamo chiederti di allontanarti subito da qui!”
Poi le voci degli uomini si allontanarono lungo il corridoio lasciandomi solo con me stesso.
Andai verso la finestra, in fondo non era molto alto, e nella notte sarei potuto fuggire da lì, mi affacciai per controllare l'eventuale via di fuga, ma mio padre aveva pensato a tutto... sotto di me tre guardie armate sorvegliavano l'ultima mia speranza di poter fuggire.
Chiuso in quella maledetta stanza senza nessuna speranza di fuga, mi sentii come una tigre in gabbia e quella rabbia che a stento avevo trattenuto fino a quel momento tornò a scaturire da ogni singola cellula del mio corpo... colpii i pugni sul muro sino a che il sangue non iniziò a sgorgare dalle nocche scorticate, distrussi le sedie, il tavolo, usai i cuscini come un arma finché non si ruppero spargendo il loro contenuto di piume per tutta la stanza... poi così come era iniziata l'ondata d'ira si placò e ormai al culmine delle forze mi lasciai andare sul letto disfatto.... attorno a me la stanza era completamente devastata, sembrava che al suo interno si fosse abbattuto uno tzunami di potenza inaudita.
Mi trovavo in un lungo corridoio su cui si affacciavano molte porte, correndo scontrai una signora con un camice bianco... ero in un ospedale, Aurora si trovava proprio di fronte a me, ma continuava a correre come se fossi io la persona dalla quale stava scappando... poi un grido lacerante uscì dalla sua bocca, si voltò verso di me, sul suo viso dolore e paura, mi guardò per un secondo che mi parve infinito poi la vidi accasciarsi al suolo in una pozza di sangue... il bambino stava nascendo e nonostante chiedessi aiuto con tutto il fiato che avevo in gola nessuno sembrava sentirmi.
Il cuore mi martellava nel petto come un tamburo impazzito, un nodo scorsoio mi serrava la gola mentre il sudore ricopriva ogni centimetro del mio corpo, ancora paralizzato dall'orrore della scena a cui avevo assistito girai il viso tutto intorno in cerca di lei ma nella stanza non c'era nessuno... ancora una volta avevo sognato tutto, mi strappai di dosso i vestiti ormai completamente fradici che aderivano al mio corpo come una seconda pelle e, con la testa stretta tra le mani, piansi lacrime amare.
Quando riuscii finalmente a calmarmi mi accorsi che qualcuno era entrato nella camera mentre stavo dormendo ed aveva messo un po' di ordine al caos che avevo provocato... era quasi sera, sul tavolo vicino alla finestra c'era un vassoio con del cibo, ma io non avevo fame, una nuova paura si era fatta largo nella mia mente e una mano invisibile contorceva le mie viscere... continuavo a pensare al sogno di poco prima, era così vivido, così reale, che sarebbe successo se Aurora avesse avuto le doglie mentre era rinchiusa in qualche luogo oscuro? chi si sarebbe preso cura di lei e di mio figlio?
Mancava troppo poco tempo al parto ed io dovevo trovarla prima che fosse stato troppo tardi.
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