giovedì 17 marzo 2011

capitolo 22 Le tombe

La sveglia suonò ripetutamente prima che riuscissi ad aprire gli occhi e a capire dove mi trovassi, le prime luci dell'alba filtrando attraverso le imposte sgangherate tracciavano scie di luce rosata nella stanza facendo brillare le minuscole particelle di polvere, mi stiracchiai a lungo, e quando finalmente mi alzai mi sembrò che un treno mi fosse passato sopra... quel viaggio sarebbe stato ben più difficile di quanto avessi potuto pesare.
Infilai degli indumenti comodi tirati su a casaccio dalla grande valigia, e dopo una leggerissima colazione a base di frutta e biscotti secchi, salii sulla Jeep.
Hamed aveva preparato tutto con cura, l'intero spazio disponibile era stivato di viveri ed altri articoli necessari alla nostra sopravvivenza. 
La mia avventura stava per iniziare, pregai che mi fosse data la forza di andare avanti e che non succedesse niente al mio bambino, tirai un lungo sospiro e chiesi ad Hamed di partire.
Hamed mi portò a visitare le tombe precristiane che si trovavano in un tumulo non lontano dal centro dell'oasi. Nonostante fosse primo mattino il caldo si faceva già sentire, il tessuto della camicetta madido di sudore si incollava alla pelle della schiena.
Sul sito c'erano già decine di visitatori tutti in attesa di poter scendere la scala molto ripida, che, costruita all'interno di un pozzo scavato nel terreno, permetteva di raggiungere la sala della sepoltura.
Per entrare nella grande stanza centrale ci si doveva chinare per passare sotto l'architrave di una porta molto bassa, ma ne valse la pena.

Le immagini e i geroglifici erano magnifici, i colori si erano perfettamente conservati e le figure sembravano prendere vita di fronte ai miei occhi, ma il caldo era asfissiante là sotto e tutta quella gente non aiutava la circolazione dell'aria, iniziai a vedere tutto sfocato, mi diressi più in fretta che potei verso la piccola porta e nella fretta di uscire sbattei la testa contro il soffitto.
Quando finalmente riuscii ad uscire mi sedetti per qualche minuto su uno dei gradini di pietra e chiusi gli occhi aspettando che la vertigine passasse.
L'addetto alla sorveglianza dovette accorgersi del mio malore perché mi si avvicinò “signorina... si sente bene?... ha bisogno di aiuto?”
no grazie... devo solo uscire di qui!” gli risposi, poi raccolsi le poche  forze che mi erano rimaste e cercai di inerpicarmi verso l'uscita tenendomi al corrimano di legno...
Il sole mi colpì direttamente negli occhi accecandomi... delle persone sconosciute si affollavano tutto attorno a me. Una turista francese continuava a rovesciarmi sul viso il contenuto di una bottiglietta d'acqua mentre qualcuno mi teneva le gambe alzate... Perché non smettevano di annaffiarmi la faccia... non riuscivo a respirare. Cosa volevano da me tutte quelle persone?
ma... che succede?” riuscii a chiedere tra un loro tentativo di affogarmi e l'altro.
ha avuto un mancamento... fortuna che il sorvegliante si è accorto che qualcosa non andava... è riuscito ad afferrarla appena in tempo, non oso pensare che cosa sarebbe potuto succedere altrimenti su quella scala!” rispose la signora che sino a pochi istanti prima mi gettava l'acqua sul viso. 
Rabbrividii al solo pensiero, le mie mani andarono a posarsi automaticamente sul ventre dove un piccolo rigonfiamento nascondeva il mio prezioso segreto.
prenda questo, le farà bene“ Mi misi seduta e sorseggiai il Karkadè che mi stava porgendo.
Aveva ragione dopo pochi minuti mi sentii meglio, ringraziai tutti per l'aiuto che mi avevano dato e sorretta da Hamed mi avviai verso la Jeep.
Hamed era molto preoccupato per quello che era capitato sul sito, dovetti faticare non poco per convincerlo a proseguire col nostro programma, insisteva per riaccompagnarmi al campo.
Capivo il suo stato d'animo, in fondo era lui il responsabile di quello che poteva succedermi, e di lì a qualche ora, persi nel nulla, se mi fossi sentita male ci sarebbero volute ore prima di raggiungere un ospedale, ma io dovevo proseguire, dovevo darmi una  possibilità per poter essere felice e soprattutto volevo delle risposte che solo Anuar poteva darmi, quindi cercai in tutti i modi di far ragionare la mia giovane guida.
è stato solo un malore dovuto al caldo, c'erano troppe persone là sotto... non si respirava, e poi mi devo ancora acclimatare...ti prego Hamed, proseguiamo”
"non credo che sia una buona idea..."
"ti prego Hamed!"  
Non sembrava molto convinto dalle mie parole, mi osservò a lungo, indeciso se dare ascolto alle sue paure e proseguire,  poi mise in moto e ripartì.

3 commenti:

dany ha detto...

ma come fai a descrivere i posti e le situazioni così bene? davvero sembra di essere nel racconto!!!!!

Andrè ha detto...

ha ragione Daniela, anche io ero nella tomba con lei.....

Baby Cullen ha detto...

vi svelo il segreto... sono stata ben 5 volte in Egitto e ad ottobre ho fatto esattamente lo stesso viaggio che sta facendo Aurora, sono contenta che vi piaccia!!! grazie!!!