venerdì 4 marzo 2011

Capitolo 1 La tempesta

La jeep viaggiava a gran velocità tra le sabbie dorate e torride del deserto egiziano, tutto sembrava appartenere ad un mondo fantastico, era così diverso dal paesaggio a cui ero abituata. Non c’erano enormi palazzi di vetro e cemento, ma solo sabbia, un’immensa distesa di sabbia, sapevo di avere stampato sul viso un sorriso... non riuscivo proprio a smettere di sorridere, tutto contribuiva a rendermi felice, il sole, paesaggio, la compagnia.
Tutta la stanchezza accumulata al lavoro nei mesi precedenti sembrava essersi volatilizzata. Non mi sembrava vero dopo averlo tanto desiderato finalmente stavo sfrecciando tra le calde sabbie del deserto.
Il vento caldo, dovuto alla velocità del fuoristrada, entrava dai finestrini abbassati facendo volteggiare i miei capelli in ogni direzione, mentre un leggero strato di polvere leggera come cipria si alzava al nostro passaggio.
Nel giro di una mezz’ora però tutto cambiò... si alzò un vento caldo che iniziò a far turbinare la sabbia tutto intorno a noi, dovetti prendere la stola di cotone con cui mi ero coperta il capo per proteggermi dal sole e metterla davanti alla bocca per evitare di ingoiare tutta la sabbia, che, nonostante avessimo chiuso i finestrini, continuava ad entrare nell’abitacolo della Jeep.

Fuori non si vedeva ad un passo, nessuno rideva più, iniziai ad avere veramente paura, e sentii che anche gli altri provavano la stessa cosa, potevo osservare i loro sguardi sgomenti.
La jeep prese a sbandare sul terreno reso instabile dal sollevarsi della sabbia, nessuno aveva idea di dove stessimo andando. La paura aveva chiuso la mia gola come se fosse stretta in una morsa, in quei momenti desiderai ardentemente di essere ancora al lavoro nel mio ufficio.
Poi ad un tratto dopo l’ennesima sbandata l'auto si capovolse, cominciammo a rotolare su noi stessi... per un po’ si sentirono le nostre urla, poi svenni e non sentii più nulla.



Mi svegliai ancora intontita e dolorante, cercai i miei compagni, cercai inutilmente di risvegliarli, ma nessuno di loro poteva rispondermi, erano morti tutti quanti, non volevo credere di essere rimasta sola in quel posto desolato.. perché non ero morta anch’io come tutti gli altri? Come avrei potuto sopravvivere da sola nel deserto senza avere la minima idea di dove andare? Il dolore mi sopraffece, avevo deciso che sarei rimasta lì con loro finché la morte non fosse giunta anche per me ma dopo qualche ora il mio istinto di sopravvivenza ebbe il sopravvento, quindi decisi di uscire dalla Jeep e di incamminarmi verso quello che il destino aveva in serbo per me.
Spinsi con tutte le mie forze la portiera della macchina ma probabilmente era sepolta dalla sabbia che in quelle ore aveva continuato a ricoprirci.
Pensai di provare ad uscire dal retro, sperando che almeno il bagagliaio fosse rimasto libero.
Scavalcai lo schienale del sedile posteriore, mi feci spazio tra i bagagli accatastati alla rinfusa e feci pressione con tutta la forza che avevo... sentii i muscoli tendersi fino allo stremo mentre stilettate di dolore mi traffiggevano... ero quasi sul punto di lasciar perdere quando finalmente il portellone si smosse, fu un piccolo movimento quasi inpercettibile, ma per fortuna si era mosso, sollecitata da quel piccolo trionfo spinsi ancora più forte finché finalmente con un orrendo cigolio la porta del bagagliaio si spalancò facendomi ruzzolare all'esterno.
Rovistai tra i bagagli, cercando il mio zaino, distolsi lo sguardo dalla scena all’interno dell’abitacolo, sapendo che avrei passato la vita o almeno quello che mi restava da vivere a sognare quello che era successo. Trovato lo zaino lo vuotai di tutto quello che conteneva e lo riempii con le bottiglie d’acqua che erano dentro il frigo della macchina.
Sapevo che non sarei riuscita a portare molto con me quindi oltre alle bottiglie presi il mio sacco a pelo, le notti nel deserto erano molto fredde, richiusi con cura la macchina, mi inginocchiai a pregare per i miei amici, e poi con il cuore straziato dal dolore e dalla paura mi alzai e cercai di incamminarmi senza sapere da che parte andare.
Il vento per fortuna si era un po’ calmato ma ancora l’aria era carica di sabbia, non riuscivo a vedere molto,ma in fondo che cosa potevo voler vedere? Io non appartenevo a quel mondo, come avrei potuto orientarmi in quei cumuli di sabbia sconosciuti, a malapena riuscivo ad orientarmi nella mia città, molto probabilmente avrei fatto la fine dei miei amici nel giro di pochissimo tempo...
Sentii il dolore provenire da ogni singolo centimetro del mio corpo, ero ricoperta di lividi e graffi ma strinsi i denti e mi addentrai nel cuore deserto.
Gli occhi bruciavano come fuoco irritati dalla sabbia e dal sole che non lasciava scampo, le mie labbra erano screpolate e arride come quel luogo, ma dovevo razionare l’acqua se volevo resistere.
Il sole era un’enorme palla di fuoco, lo sentivo bruciare attraverso i vestiti, erano giorni che vagavo senza meta in quella landa desolata, ormai avevo perso la cognizione del tempo, sentivo che il mio tempo stava per giungere al termine, ormai avevo quasi finito le mie scorte d’acqua, non mettevo niente nello stomaco dalla mattina dell’incidente, sapevo che ormai la fine era vicina.
Avevo i vestiti sporchi e strappati, i miei piedi erano ricoperti di vesciche avevo cercato di fasciarli come potevo strappando delle strisce di stoffa dai pantaloni ma quella sabbia fine come come borotalco non ne aiutava la guarigione, anzi peggiorava la situazione, avevo l’infezione ormai su gran parte delle ferite.
Continuavo a camminare ormai allo stremo delle forze, appena raggiunta la cima di una duna ne scorgevo un altra e poi un altra ancora, ma non aveva fine quel mare di sabbia???
Ogni tanto mi sembrava di scorgere all’orizzonte qualcuno ma poi mi rendevo conto che era solo il frutto della mia fantasia, desideravo ardentemente vedere qualcuno, la solitudine mi distruggeva, avevo sempre davanti agli occhi la scena di cui ero stata partecipe, chissà se qualcuno era venuto a cercarci, se avevano trovato la nostra jeep col suo tetro contenuto di morte... forse se fossi rimasta lì nei paraggi invece di avventurarmi da sola nel deserto a quest’ora sarei stata sana e salva.
Raggiunsi la cima di un’ennesima duna e mi ritrovai a rotolare dall’altro lato del pendio, mi scrollai la sabbia di dosso, mi rialzai in piedi, iniziai ad avvertire un dolore allo stomaco, non vi feci caso, e mi arrampicai ancora una volta, era sempre più faticoso,mi riusciva difficile persino respirare, l'aria calda mi bruciava la gola, arrivai sulla cima e fui presa da una vertigine improvvisa, rividi quelle figure a cavallo avvicinarsi tra la sabbia poi tutto si fece scuro ed io crollai sulla sabbia rovente.

3 commenti:

Francies Cullen ha detto...

pensi che sara' definitivo?...ahahah

Baby Cullen ha detto...

penso di sì... ho fatto qualche errore prof???

Francies Cullen ha detto...

BRAVA