domenica 20 marzo 2011

capitolo 26 Anuar... Il destino


Stavo facendo il solito giro di ispezione insieme ad alcuni dei miei uomini, quando mi giunsero all'orecchio delle voci concitate, una di quelle voci la conoscevo bene.. Richter... queal bastardo di un tedesco continuava indisturbato fare le sue incursioni nel deserto, quasi sempre ubriaco. Se la prendeva con i poveri turisti che non davano noia a nessuno. Erano mesi che tentavo di coglierlo in fallo per dargli il fatto suo ma non vi ero ancora riuscito forse quella sarebbe stata l'occasione buona.
Feci un cenno con la testa a Karim, il mio migliore amico nonché mio compagno d'armi, anche lui aveva sentito... spronammo i nostri cavalli e ci dirigemmo al galoppo verso il piccolo agglomerato di palme vicino alla grotta dell'eremita.
Ancora una volta avevo visto giusto, quando arrivammo più vicini al luogo del diverbio, l'infame era dritto in piedi sull'orlo della pozza... stava urlando contro qualcuno che non riuscii a scorgere... non era solo,  vidi sbucare da dietro il fusto di una palma la figura uno dei suoi scagnozzi, che sempre lo seguivano nelle sue imprese come cani ammaestrati, si posizionò alle spalle del tipo contro cui Richter stava sbraitando, che probabilmente stava facendo il bagno nella piccola polla d'acqua, e improvvisamente gli spinse la testa sotto.
Questa volta avevano passato il limite, non mi sarebbero sfuggiti un altra volta, mollai le briglie del cavallo ad uno dei miei uomini, che nel frattempo ci avevano raggiunto, e balzai di corsa giù dal cavallo seguito a ruota da Karim.
In quattro balzi raggiungemmo il bordo del piccolo specchio d'acqua, mi lanciai contro il tedesco che non si era accorto di nulla e rotolammo giù per la piccola collina avvinghiati nella lotta, sollevando una nuvola di polvere tutto attorno a noi, mentre Karim si gettava sul suo compare.
Quando finalmente riuscii ad avere la meglio sul tedesco, lo consegnai nelle mani dei miei uomini perché li accompagnassero al più vicino avamposto di polizia e mi diressi verso le palme da dove provenivano delle strane urla.
Vidi stagliarsi in controluce la massiccia figura di Karim, reggeva sulla spalla una donna che scalciava e graffiava come un gatto selvaggio... doveva essere la persona che stava molestando il tedesco, prendersela con una donna... aveva proprio toccato il fondo! 
Nonostante fossi ancora molto adirato per quello che era appena successo, vederlo in difficoltà,  lui che era sempre così sicuro e forte mi fece sorridere... sapevo che karim si stava innervosendo, lo conoscevo troppo bene... sembrava fosse sul punto di gettarla nuovamente nell'acqua. Dovevo intervenire prima che fosse troppo tardi.   
Hey Karim che ti succede... non ti riconosco più amico... ti fai picchiare da una donna?" Gli urlai stuzzicandolo.
si girò di scatto verso di me... era ricoperto di graffi. 
Perchè non ci provi tu? Questa più che una donna sembra un gatto selvatico... comincio a pensare che quel tipo avesse ragione...“ rispose posando a terra malamente il suo fagotto recalcitrante. 
"sei proprio un bruto.... non ci sai fare con le donne... lascia fare a me... ci penso io!"
“è tutta tua... poi non venire a lamentarti con me quando ti ritroverai a strisce!!!” disse allontanandosi.
Mi diressi lentamente verso la donna, cercando di non turbarla più di quanto già non fosse... non mi stava guardando, il corpo era piegato verso il terreno... le ciocche bagnate le ricoprivano il viso...  sembrava stesse cercando qualcosa... quando le giunsi a poco più di un passo si alzò girandosi di scatto, in mano brandiva una grande pietra decisa ad attaccarmi, tempestivamente le bloccai i polsi con le mani in modo che non potesse colpirmi.
non vogliamo farti del male, noi siamo amici!” cercai di spiegarle, a quelle parole sollevò il viso verso il mio e quando i miei occhi incontrarono i suoi rimasi folgorato... lasciai immediatamente la presa sui suoi polsi “... Aurora!”
Anuar...” le sentii dire, poi la pietra scivolò dalla sua mano e cadde con un tonfo sordo ai suoi piedi.
Da quando quella maledetta sera tornando alla tenda l'avevo trovata vuota, non avevo mai smesso di cercarla, avevo pensato almeno un milione di volte in quei mesi al momento in cui l'avrei ritrovata, alle parole che le avrei detto ed ora che era proprio davanti a me le parole non volevano saperne di uscire dalle mie labbra.  
Superai in un balzo la distanza che ancora ci divideva... La presi tra le braccia e la strinsi forte contro il mio petto lasciando che a parlare fossero le emozioni.
La sua reazione mi giunse del tutto inaspettata.  
Ahi... fermati... mi stai facendo male!” mi disse mentre cercava di staccarsi da me.
La lasciai andare immediatamente sconvolto da quelle parole, presi delicatamente il suo viso tra le mie mani... sembrava stanca, il suo viso era solcato da profonde occhiaie scure... un nodo mi strinse la gola.
“sei ferita? Che ti ha fatto quel verme!” 
shhhh!” portò il suo indice alle mie labbra facendomi segno di tacere, mi fissò intensamente negli occhi come a voler leggere nella mia anima, mentre il mio cuore batteva all'impazzata nel petto aspettando la sua risposta... poi abbassò lo sguardo, prese la mia mano tra le sue, spostò un lembo della camicia sgualcita e strappata che la copriva a malapena e appoggiò la mia mano sul suo ventre... Rimasi pietrificato dalla sorpresa, non era più liscio e piatto come qualche mese prima... qualcosa stava crescendo dentro lei.
ti presento tuo figlio!” disse mentre una lacrima le rigava il volto.
  
Apoggiai la mia guancia sul suo grembo... Un movimento appena percettibile, come il battito d'ali di una farfalla... arrivò da quel morbido rigonfiamento  a far sentire la sua presenza... Mille emozioni mi colpirono in un solo istante...  la sollevai delicatamente tra le braccia badando a non farle male e la tempestai di baci.

2 commenti:

dany ha detto...

O:M:G: è stupendo!!!!!!! e le foto!!!!!!! sei incredibile!!!!!!!

Anonimo ha detto...

una favola,una meravigliosa favola.maria50.