giovedì 24 marzo 2011

capitolo 29 Il ritorno di Hamed

Aurora
Un Faraone.. quello splendido uomo che mi stava stringendo tra le braccia era un Faraone!!! se fosse stato qualcun altro a raccontarmi quella storia lo avrei preso per un pazzo ma raccontata da lui aveva perfettamente senso. Quando alla fine del suo racconto mi chiese che cosa stessi pensando gli chiesi soltanto perché non mi aveva raccontato prima quella storia, mi avrebbe evitato tanta sofferenza inutile.
non potevo Aurora, a dire il vero non avrei dovuto raccontarti nulla neanche adesso ma non posso rischiare di perderti un altra volta, non mi importa se così facendo attirerò su di me le ire di mio padre e del grande sacerdote... io... io ti amo Aurora... penso di averlo saputo fin dal primo momento in cui i tuoi occhi hanno incontrato i miei, sono stato uno stupido...”
Quelle ultime parole ebbero l'effetto di un balsamo per il mio cuore, gli posai un dito sulle labbra, “shhhh... non dire altro... anch'io ti amo e solo questo conta per me!!!” non avevo bisogno di sentire altro, lui mi amava ed io amavo lui con tutta me stessa, solo quello contava per me.
Attirai il suo viso verso di me e lo baciai a lungo godendo del sapore delle sue labbra. Fu un bacio dolcissimo, avrei voluto che non finisse mai più.
Il sole era tramontato scrivendo la parola fine su quella giornata che era iniziata come un incubo ma che si era trasformato in uno splendido sogno. Eravamo ancora sdraiati sull'erba ai piedi di una delle quattro palme nudi, abbracciati, coperti solo in parte dal suo mantello, gli steli d'erba mossi dalla brezza mi solleticavano le gambe facendomi sorridere mentre ispiravo il delizioso profumo della sua pelle e mi stringevo a lui accarezzando quel piccolo tatuaggio sopra il suo cuore che sentivo battere all'unisono con il mio, mi sentivo felice come non mai.
Ad un tratto mi giunsero all'orecchio delle voci agitate provenire dal basso, anche Anuar parve accorgersi del battibecco, si alzò di scatto e si rivestì in fretta, e anch'io feci lo stesso anche se ero molto impacciata nei movimenti.
Avevo appena finito di infilare uno dei miei vestiti di lino leggero quando vidi un ombra palesarsi da dietro il fusto di una palma seguito a gran passo dal tipo che mi teneva sulle spalle, Anuar si parò di fronte a me   facendomi scudo col suo corpo. Ormai si era fatto scuro, la notte scende in fretta nel deserto, non riuscivo a scorgere che le ombre delle persone davanti a noi, il colosso aveva stretto nella sua morsa il nuovo venuto. signorina Aurora sta bene?” sentii gridare.
Era Hamed, doveva essere ritornato con le nostre provviste e si era ritrovato davanti gli uomini di Anuar, mi ero completamente dimenticata di lui, povero Hamed, chissà cosa poteva aver pensato che mi fosse successo. “si Hamed, mai stata meglio” gli risposi cercando di tranquillizzarlo. 
Circondai con le braccia la vita di Anuar stringendolo a me, cercando di allentare la tensione che quell'arrivo inaspettato aveva provocato in lui “calmati, è Hamed, il mio accompagnatore, è lui che mi ha aiutato ad affrontare questo viaggio alla tua ricerca” gli sussurrai all'orecchio. Quelle parole sembrarono sortire il loro effetto, sentii i suoi muscoli cedere al mio contatto e rilassarsi .
Hamed, ti presento Anuar, è lui che ho cercato per tutto questo tempo...” anche Hamed sembrò rilassarsi e si inchinò di fronte ad Anuar.
Non riuscivo a capire più niente. Dovevo avere una faccia alquanto ridicola, Anuar mi tirò al suo fianco sorridendo, mi baciò sulla fronte e poi strinse la mano ad Hamed
Grazie Hamed, per tutto quello che hai fatto per lei, ti sarò sempre grato per averla riportata sana e salva da me!”
E' stato un piacere ed un onore per me principe Anuar!”
come mai voi due vi conoscete?” chiesi guardando con aria stupita prima Hamed e poi Anuar.
vedi Aurora, molti del mio popolo lavorano e abitano nelle oasi al limitare del deserto, ed Hamed è uno dei tanti, è necessario per la sopravvivenza della nostra comunità tenere sotto controllo l'ambiente che ci circonda”.
Quindi Hamed sapeva chi era... se gli avessi detto sin dal primo momento chi stavo cercando, forse non avrei penato così tanto per trovarlo... comunque ormai tutto si era risolto per il meglio, era inutile rimuginare sul passato.
Il mio stomaco emise uno strano brontolio. che ne dite di andare a mangiare qualcosa? Sto morendo di fame!!!” gli dissi prendendo il mio bel principe sotto braccio.
buonissima idea!” mi risposero all'unisono.
Scendemmo dalla collinetta formata dalle radici delle quattro palme e ci dirigemmo verso il piccolo campo sottostante che gli uomini di Anuar avevano allestito per quella notte.
Le fiamme del falò illuminavano la notte dando un'atmosfera magica a tutto quello che ci circondava, la carne rosolava lentamente sullo spiedo lasciando vagare nell'aria il suo delizioso aroma... avvertii ancora una volta il brontolio allo stomaco e un lievissimo movimento al basso ventre mi avvertì che non ero la sola ad avere fame.
Ci sedemmo a gambe incrociate sui tappeti disposti a ferro di cavallo intorno al falò, mangiammo a sazietà tra le risate e gli scherzi. Fu una serata stupenda, dopo cena gli uomini tirarono fuori alcuni strumenti musicali ed iniziarono a suonare le loro melodie.
Ad un certo punto Anuar si alzò in piedi, mi prese per mano e mi invitò a ballare, sentii il sangue imporporarmi le guance, non ero mai stata una gran ballerina, e la musica araba non la sapevo ballare, e per di più davanti agli occhi di tutti, ma lui sembrò leggermi nel pensiero, avvicinò le sue labbra al mio orecchio e mi sussurrò : “fidati di me... ho voglia di stringerti tra le braccia... lasciati andare, ti guiderò io!”.
Gli posai le braccia dietro la nuca, appoggiai il capo sul suo petto e chiusi gli occhi lasciandomi trasportare da lui. Sentivo il suo respiro caldo sfiorarmi la fronte, mi lasciai andare completamente... il ritmo regolare del suo cuore sotto il mio orecchio era l'unica musica che i miei sensi riuscivano a percepire. Non so per quanto tempo continuammo a ballare così stretti l'uno tra le braccia dell'altro. Poi all'improvviso la sua voce mi riportò alla realtà. 
Aurora?”
Sollevai il capo, la luna stava sorgendo all'orizzonte facendo risplendere i suoi capelli come se fossero circondati da un'aureola, e naufragare nei suoi occhi fu un attimo... “sì?” gli risposi con quel poco di fiato che mi era rimasto in gola.
che ne diresti di tornare sotto la nostra palma?” mi chiese con uno sguardo carico di desiderio.
dico che è un'ottima idea!!” gli risposi sorridendo. Intorno a noi non c'era più nessuno, si erano ritirati tutti lasciandoci soli. Mi sollevò tra le braccia e si avviò su per la collinetta a grandi falcate. 
Quando arrivammo alla piccola radura, notai che qualcuno aveva sistemato sul terreno nel piccolo spazio tra i fusti delle palme un paio di materassini da campeggio, probabilmente era stato Hamed a comprarli, durante la sua visita in città di quel pomeriggio. Povero ragazzo! Doveva essersi accorto di come era diventato faticoso per me dormire sul nudo terreno nelle mie condizioni, lo avrei ringraziato di quella piccola ma grande cortesia nei miei confronti. Avevo fatto bene a fidarmi di lui quel primo giorno.
Arrivati nei pressi del giaciglio Anuar mi appoggiò a terra, mi attirò verso di se e posò la sua bocca sulla mia, mordicchiando il mio labbro inferiore, infilai le mani sotto il tessuto della sua camicia aperta accarezzando quel corpo che avevo tanto bramato in quei mesi passati senza di lui... lo sentii rabbrividire a quel tocco e mentre mi stringevo sempre di più contro il suo petto scese con le labbra sul mio collo facendomi rabbrividire di piacere mentre con le mani sfilava le spalline del vestito che in un attimo si arrotolò ai miei piedi lasciandomi completamente nuda a parte gli slip.
Si allontanò da me, e mi scrutò lentamente dall'alto verso il basso mi vergognavo un po' a farmi vedere così da lui, mi sentivo grassa ed impacciata, istintivamente cercai di coprirmi come meglio potei con le braccia, ma lui non me lo permise.
No Aurora, non coprirti... ti prego... voglio solo guardarti, mi sei mancata così tanto in questi mesi, non sai quante volte ho sognato di stringerti tra le mie braccia, di amarti... che ora mi sembra quasi un sogno averti qui davanti a me... sei così bella...!”
 Quelle parole mi fecero volare direttamente in paradiso e un volo di farfalle si librò nel mio stomaco, sarei voluta volare tra le sue braccia ma restai ferma davanti a lui, gli occhi negli occhi mentre la luce della luna che lentamente stava sorgendo alle sue spalle disegnava un alone intorno al suo corpo dandogli le sembianze di un angelo.
La brezza fece increspare la mia pelle nuda, si avvicinò, e mi strinse a se avvolgendomi in un caldo abbraccio, poi si inginocchiò davanti a me, e prese a baciare il mio ventre rigonfio sussurrando dolci parole a quella piccola creatura che ancora non era nata ma che evidentemente già amava. Una lacrima solcò il mio viso.
perchè piangi amore mio?”
sono tanto felice”.
Mi sdraiai al suo fianco e ancora una volta ci lasciammo travolgere dalla passione.

3 commenti:

dany ha detto...

wow chw dolcezza...... bellissimo capitolo ......brava

Trilly ha detto...

Tenerissimo....10 e lode!

Francies Cullen ha detto...

dolcezza fatta uomo....ne vale la pena...sempre.