venerdì 11 marzo 2011

capitolo 10 Uno spiraglio di luce

Quando mi svegliai mi sentivo decisamente meglio, Francies era uscita, sul tavolino di fronte al divano trovai un suo biglietto.
ciao, sono dovuta uscire, avevo un impegno urgente di lavoro, non scappare, cercherò di fare in fretta. A presto Francies -
Mi alzai dal divano e corsi ad infilarmi sotto il getto caldo della doccia. Lasciai scorrere l’acqua sul mio corpo indolenzito a lungo, poi mi avvolsi in un morbido asciugamano di spugna ed affrontai lo specchio. 
Avevo delle profonde occhiaie scure e l’abbronzatura era quasi completamente sparita, stavo trasformandomi nuovamente in quella persona grigia e solitaria che ero sempre stata.
Tornai nel salone e notai che la spia della segreteria telefonica era accesa, mi feci coraggio e ascoltai, c’erano moltissimi messaggi di bentornato e fra i tanti, uno del mio capo che mi diceva di prendermela con comodo prima di tornare al lavoro.
 Rimasi a riflettere sul da farsi per un pò ma pensai che in fondo  non aveva senso per me continuare a stare a casa, fisicamente stavo bene, ed avevo bisogno di occupare la mente in qualcosa di costruttivo, che non fossero i ricordi  e forse il lavoro avrebbe potuto aiutarmi, quindi, presi in mano la cornetta del telefono e chiamai l’ufficio per informarli che il lunedì successivo sarei tornata al lavoro, in fondo avevo ben tre giorni per riprendermi un po’. 
Dovetti faticare un bel pò per convincere il capo che stavo veramente bene, ma alla fine si rassegnò alle mie insistenze.
Francies rientrò all’ora di pranzo.
ciao tesoro... come ti senti oggi? Scusami per questa mattina ma avevo completamente dimenticato di avere un importante appuntamento di lavoro, dovevo mostrare i miei gioielli ad un nuovo cliente”
molto meglio, grazie, non devi scusarti con me, non sarei stata di molta compagnia visto sono rimasta in letargo sino a 45 minuti fa... come è andato il tuo appuntamento?”
benissimo... molto probabilmente Cartier esporrà una delle mie collezioni nei suoi negozi... non sto più nella pelle!!!”
Wow, sono proprio strafelice per te!” 
Ad un tratto tornò seria “ho pensato molto a tutto quello che mi hai raccontato questa notte..” 
“pensi anche tu che sia impazzita?” 
“Non l’ho mai pensato, e mi è venuta una grande idea, ricordi che ti parlai di un mio prozio che insegnava egittologia a Oxford?”
“sì, ricordo che mi accennasti qualcosa in proposito, ma non capisco l’attinenza” 
“che ne diresti di parlare con lui della tua avventura? E’ molto vecchio ma magari ti può dare qualche dritta su quel tatuaggio che ha sconvolto il tuo bel tuareg... che ne dici?” 
“potrebbe essere una buona idea, vorrei proprio capire il suo comportamento, ma sei sicura che non lo disturberemo nei suoi studi?” 
“figurati! Lui adora parlare della sua materia, sono sicura che sarà più che felice di riceverci, da quando si è ritirato in pensione è sempre così solo, e poi così avrò un buon motivo per andare a trovarlo... che ne dici di oggi pomeriggio?” 
“per me va benissimo, non vedo l’ora di conoscerlo!” 
Finalmente uno spiraglio di luce si stava aprendo nel mio cuore, quel tatuaggio era la chiave di tutto, me lo sentivo.
Francies telefonò a suo zio e fissò l’appuntamento per il pomeriggio.
Mangiammo sedute per terra davanti al camino mentre Francies mi raccontava di Robert, quando ero partita l’aveva appena conosciuto, c’erano state molte incomprensioni che l’avevano fatta stare male tra loro, dovute al lavoro di lui, non era sempre facile essere la compagna di una persona famosa, sebbene Francies, coi suoi gioielli, fosse una stilista piuttosto apprezzata, ma ora le cose andavano bene. 
Sembrava un’altra persona, aveva una luce negli occhi che conoscevo bene, ero felice che avesse finalmente trovato qualcuno che l’amava per la persona meravigliosa che era, se lo meritava.
Sarei rimasta ad ascoltarla per ore, era sempre stata una bravissima narratrice, ma suo zio Arcibald ci aspettava ad Oxford per il thé delle 5, quindi ci preparammo in fretta e ci immettemmo nel traffico dirette fuori città.

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