giovedì 17 marzo 2011

capitolo 24 Il deserto bianco... fuga nella notte


Una mattina il deserto cominciò a cambiare, le montagnole scure lasciarono il posto a delle formazioni rocciose bianchissime che risplendevano sotto i raggi del sole.
stiamo entrando nel deserto bianco” mi spiegò Hamed ancor prima che glielo potessi chiedere.
A quel nome il mio cuore ebbe un sussulto.
Ci fermammo nei pressi di un grande arco roccioso dovuto ad erosione preistorica, c'erano molte altre jeep ferme in quel punto.. qualcuno si aggirava intorno alle varie formazioni rocciose mentre altri si rifugiano all’ombra cercando un po’ di refrigerio, e una ragazza rapita dalle note della musica araba proveniente da una delle automobili, improvvisava un ballo sensuale. Era un posto pieno di vita per essere in pieno deserto.
Scrutai l'orizzonte in cerca di un punto di riferimento che mi aiutasse a ritrovare la strada per arrivare all'accampamento di Anuar ma non vidi quello che stavo cercando.
Ci unimmo agli altri turisti e raggiungemmo con le jeep una vecchia casupola eretta accanto ad un pozzo di acqua sulfurea.. un piccolo solco nel terreno permetteva all'acqua di girare all'interno della stanza gorgogliando. Pranzammo all'interno della costruzione al riparo dal sole cocente seduti su logori tappeti.
Ultimamente le mie gambe erano spesso gonfie per via del caldo e delle ore seduta sulla jeep, ed il rumore di quell'acqua era musica per le mie orecchie. Quando dopo pranzo Hamed mi disse che saremmo ripartiti di lì ad un paio d'ore corsi alla vasca e levate calze e scarpe immersi i piedi nell’acqua tiepida, mentre qualcuno dei turisti fece addirittura il bagno. 
Bagnai la stola di cotone che usavo come turbante e poi me l'avvolsi intorno alla testa... era un tale sollievo... sarei rimasta lì per giorni se puntuale, dopo due ore, Hamed non fosse venuto a chiamarmi per ripartire.
dove stiamo andando Hamed?” chiesi
nel cuore del deserto bianco” mi rispose con l'aria di saperla lunga.
Dopo qualche ora sulla sabbia sembrò fossero spuntati miriadi di funghi bianchissimi, ogni roccia aveva una forma diversa, alcune sembravano statue, altre coni gelato ricoperti di soffice panna montata, altri veri e propri funghi. Rimasi a bocca aperta dalla meraviglia.
le piace?” chiese sorridendo Hamed
questo posto è meraviglioso! Ci possiamo fermare?”
se pazienta ancora dieci minuti la porterò dall'emblema di questa regione”
Mi aveva incuriosita, lo lasciai fare. Dopo pochi minuti vidi una roccia più grande delle altre, un grande fungo bianco con ai piedi una colomba...Il cuore prese a battere all'impazzata nel mio petto, quello era il posto che avevo osservato dalla cima di una duna una notte di quattro mesi prima, la notte in cui le sue labbra  incontrarono le mie. conoscevo il profilo di quelle rocce, voltai la testa verso sinistra e la mia duna era proprio davanti a me.
possiamo dormire qui questa notte?”
certo... cerco un posto adatto per il campo”
Tolsi gli scarponi da trekking e iniziai a saltellare tra le rocce accarezzandole con la punta delle dita, erano lisce e levigate dall'azione del vento. Mi sentivo felice come un bambino il giorno di Natale. 
Abbracciai Hamed e gli schioccai un bacio sulla guancia, lui mi guardò come se fossi diventata pazza.

Quella notte aspettai che Hamed si fosse addormentato e quando mi giunse all'orecchio il suo russare sordo e regolare, sgattaiolai silenziosa fuori dalla tenda.
Un brivido di freddo increspò la mia pelle, infilai la felpa che avevo legata ai fianchi ed iniziai ad avviarmi verso il grande fungo.
La foresta di pietra emanava il suo pallido bagliore... intorno non c'era nessuno, l'unico suono era quello dei miei passi sulla sabbia, una splendida luna piena di un insolito colore rossastro illuminava il mio cammino.
La duna era proprio di fronte a me, mi sedetti su un masso per riprendere fiato e poi iniziai ad inerpicarmi sul pendio sabbioso, camminare in pendenza sulla duna era faticosissimo, i piedi venivano inghiottiti dalla sabbia che precipitava dall'alto. Facevo tre passi avanti ed uno indietro,
Dopo pochi passi iniziai a sudare e dovetti togliere la felpa, ogni tanto mi fermavo a riposare e poi riprendevo la scalata, di quel passo ci avrei impiegato tutta la notte. 
Finalmente dopo un'infinità raggiunsi la vetta, sotto di me potevo vedere l'ombra della jeep e delle due piccole tende... per fortuna Hamed non si era accorto di nulla.
Girai lo sguardo verso lo spiazzo dove era situata la tenda di Anuar ma non riuscii a scorgere nulla, un nodo mi strinse la gola, corsi a perdifiato giù per il pendio, caddi e mi rialzai più volte senza smettere di correre... ma niente, non c'era nessun segno di lui. Ero così sicura di ritrovarlo in quel posto che non avevo pensato all'eventualità contraria.
Mi sdraiai per terra su un fianco, le ginocchia strette al petto e piansi finché non mi addormentai.
Mi svegliai con le prime luci dell'alba scossa da un brivido, il freddo mi era entrato fin dentro le ossa, guardai l'orologio mancava un'ora al sorgere del sole, dovevo affrettarmi se volevo arrivare all'accampamento prima che Hamed si accorgesse della mia assenza. 
Cercai di togliermi la sabbia di dosso, si era insinuata sin dentro i vestiti, la sentivo graffiarmi la pelle ad ogni movimento.
La discesa per fortuna fu più semplice della salita, nel giro di mezz'ora ero al campo, mi specchiai sul finestrino dell'auto, ero ridotta in uno stato pietoso, il mio viso era tutto impiastricciato di sabbia, presi la bottiglia che tenevo nella tenda e dopo aver bevuto una lunga sorsata utilizzai il resto per darmi una sistemata.
Sentii Hamed muoversi nella tenda di fianco alla mia... sospirai... ero arrivata appena in tempo!

1 commento:

dany ha detto...

sempre bellissimo........... emozionante