venerdì 24 giugno 2011

Capitolo 54

Aurora



Un altro risveglio... un altro posto sconosciuto... quante volte negli ultimi mesi mi ero svegliata sempre in luoghi diversi e sconosciuti, quante gioie e dolori mi erano costati quei risvegli ma erano niente di paragonabile a quello che provavo ora che sapevo di aver perso l'unica possibilità di essere felice.
A volte il tempo gioca mescolando le sue carte … e ci fa incontrare le persone giuste... pero' nei momenti sbagliati...” non ricordai dove avessi sentito quelle parole, ma in quel momento mi sembrarono più vere che mai... era proprio quello che era successo a noi.
Il destino aveva sempre giocato sporco con me... come avevo potuto anche solo pensare che questa volta sarebbe stato diverso.. mi ero illusa che finalmente la dea bendata avesse deciso di baciare anche me... ma poi erano bastate poche frasi ed ero precipitata dal paradiso direttamente tra le fiamme dell'inferno ed avevo capito che ancora una volta avevo perso la mia battaglia con il destino.
Gli occhi gonfi di sonno e di pianto sembravano due enormi borse stracolme di sabbia abbandonate per sbaglio sul mio viso da un bagnante inconsapevole di quanto grande fosse lo sforzo che dovevo fare per riuscire a tenerli aperti.
Mi feci coraggio e mi alzai da quel letto per niente comodo, avvertivo dolori in tutto il corpo, forse era stata la corsa del mattino prima a ridurmi in quello stato pietoso, mi sentivo come se fossi rimasta schiacciata sotto un camion.... sentivo un dolore pulsare sulle tempie ed appena mi alzai la testa prese a vorticarmi unita ad una leggera nausea... che cosa poteva mai essere adesso? Non potevo ammalarmi... non ora.. fra meno di tre ore avevo l'aereo che mi avrebbe riportata a casa e dovevo assolutamente prenderlo... non potevo permettermi di perderlo.
Poi improvvisamente arrivò l'illuminazione... non avevo mangiato che un misero pacchetto di cracker nelle ultime ventiquattro ore, non potevo andare avanti così... il bambino aveva bisogno che io mi nutrissi per continuare a crescere, cercai nella borsa in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti ma non riuscii a trovare nulla a parte un pacchetto di caramelle mezze disciolte dal calore, dimenticate da chissà quanto... ne misi una in bocca per tirarmi su ed un calcione mi arrivò dal piccolo aquilotto affamato... l'accarezzai.. “scusami, sono stata proprio egoista... prometto che non ti farò più soffrire la fame piccolo mio..” sembrò capire quello che gli stavo dicendo perché così come aveva iniziato a scalciare, smise.

Mi vestii in fretta e scesi nella sala da pranzo dell'hotel... la grande sala, completamente apparecchiata per la colazione era ancora immersa nella penombra, ai tavoli erano sedute solo poche persone, probabilmente viaggiatori come me in attesa della partenza... Dovevo avere un aspetto orribile, perché quando mi sedetti da sola al tavolo che avevo scelto per fare colazione tutti si girarono verso di me e mi fissarono... sentivo i loro occhi fissi su di me... incominciai a mordicchiarmi le unghie ed a passarmi continuamente le dita tra i capelli... era un gesto che mi portavo avanti sin da bambina, ogni qualvolta mi sentivo a disagio... cercai di non pensare a loro, mi feci coraggio ed andai al buffet... presi qualche fetta di pane tostato ed una brioches.. che iniziai a mordicchiare ancor prima di aver raggiunto il tavolo... avevo una fame da lupi... che stupida ero stata a lasciarmi andare così... se fossi svenuta avrei compromesso la mia partenza ed io avevo un estremo bisogno di lasciare quei luoghi, anche se sapevo che non li avrei mai dimenticati, come non avrei mai dimenticato i momenti vissuti con Anuar... oramai li avevo profondamente impressi nel mio cuore.
Passando di fronte ad un grande specchio il mio sguardo fu attirato dal bagliore argenteo emesso dal piccolo ciondolo a forma di Iside che ancora ornava il mio collo... non l'avevo mai più tolto dalla sera in cui Anuar me lo aveva regalato... quanto tempo era passato? Solo poche settimane eppure sembrava fosse successo secoli prima... lo sfiorai lievemente con la punta delle dita ed una preghiera silenziosa mi salì alle labbra.
dolce Iside.. tu che hai ritrovato i pezzi del tuo sposo, e dopo averlo riportato in vita gli hai dato un figlio... aiutami a ritrovare i pezzi del mio cuore infranto perché possa trovare la forza di dare alla luce il mio bambino!”
Guardai l'orologio, anche se era ancora molto presto, per me era arrivato il momento di lasciare l'albergo, raccolsi le mie poche cose, controllai ancora una volta che i miei documenti fossero in ordine e poi chiamai un taxi.
Per strada la luce dell'alba si faceva lentamente spazio tra quella artificiale dei lampioni, e, sebbene fosse ancora molto presto, c'era vita come a giorno inoltrato, com'era possibile che quella città non dormisse mai? Milioni di persone in movimento 24 ore su 24... non avrebbe mai finito di stupirmi questa cosa.

Sulla sopraelevata che tagliava in due il quartiere di Khan El Khalili, un incidente bloccava il traffico in entrambe le direzioni... l'autista del mio taxi abbassato il finestrino cominciò a sbraitare nella sua lingua incomprensibile e a tirare pugni sul clacson ed in breve tempo la tranquillità dell'alba venne turbata dal suono di centinaia di clacson urlanti... iniziai ad agitarmi, e se avessi perso l'aereo? Chissà quanto ci avrebbero impiegato a sgombrare la carreggiata, provai a chiedere che cosa fosse successo ma il tipo mi parlava in un misto di arabo ed inglese in cui non riuscii a capire nulla... chiusi gli occhi cercando di tranquillizzarmi, aspettando che quella baraonda finisse il prima possibile, in quel momento non vedevo l'ora di salire sull'aereo e lasciare tutto dietro di me.
L'incidente doveva essere più grave di quanto pensassi, impiegammo molto tempo prima di riuscire a passare... e per quanto fossi partita con largo anticipo dall'albergo raggiunsi il terminal delle partenze internazionali giusto in tempo per l'imbarco, fortuna che non avevo bagaglio con me altrimenti sarei rimasta a terra... salii la scaletta del velivolo e girai ancora una volta lo sguardo tutto attorno a me prima di varcare la soglia che mi avrebbe separata da Anuar per sempre.
signora.. va tutto bene?”
si grazie” asciugai la lacrima che mi era scivolata sulla guancia, diedi un ultimo saluto a quel paese che avevo imparato ad amare in ogni suo aspetto ed entrai.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Meraviglioso, uno dei tuoi pezzi migliori tesoro... emozione pura... bellissimo ... bravissima Babyyyyyy!!!!