Anuar
Uscii
dalla grande villa con il cuore molto più leggero rispetto a quando
vi ero entrato, finalmente ero riuscito a far luce sul mistero che
pareva aver circondato Aurora sino a poco tempo prima, ora non mi
rimaneva che correre a Londra e cercare di farmi perdonare da lei.
Andai
subito in cerca di un taxi che mi portasse all'aeroporto di Luxor,
dovevo trovare un volo per Londra che partisse il prima possibile,
avevamo passato già troppo tempo lontani e la voglia di lei era un
dolore sordo che mi attanagliava le viscere.
Non
avevo ancora controllato i documenti che mia madre aveva messo dentro
lo zaino che mi aveva consegnato prima che partissi, appena mi
sedetti sul sedile posteriore del taxi tirai fuori la busta che
conteneva il passaporto e tra le pagine scivolò fuori un foglio
ripiegato in quattro dove riconobbi l'elegante e minuta calligrafia
di mia madre.
tesoro
mio,
Ti
ho amato sin dal primo momento in cui ho saputo che stavi crescendo
dentro me, e quando per la prima volta ti ho stretto tra le braccia
ho sentito che tutta la mia vita aveva avuto finalmente un senso. Tu
non puoi capire quanta felicità sappia donare un esserino così
piccolo... poco importa se tu non sei il bambino che ho portato in
grembo, non avrei saputo amarlo diversamente o più di quanto ho
amato te... per questo non ho avuto il coraggio di raccontarti la
verità, non volevo perdere mio figlio perché tu sei e sempre sarai
per me il mio bambino.
So
che non mi perdonerai facilmente per quello che ti ho tenuto
nascosto in tutti questi anni, ma anche tu, un giorno, quando avrai
dei figli, potrai capire le ragioni per cui l'ho fatto... vorrei
poterti aiutare a ritrovare le tue origini, ma purtroppo non conosco
i nomi dei tuoi veri genitori, so che ti chiedo molto, ma se un
giorno riuscirai a scoprire la tua vera identità, vorrei tanto che
facessi una cosa per me... posa un fiore sulla piccola bara del mio
bambino e digli quanto bene gli ho voluto.
Spero
tanto che tu sia felice... ti amo tanto.
Tua
madre
L'inchiostro
qua e là era macchiato dalle lacrime che mia madre aveva versato
scrivendo quelle poche righe così cariche d'amore, ed un nodo mi
strinse la gola... ero stato ingiusto con lei, aveva dedicato la vita
alla mia felicità ed io l'avevo ripagata nel peggiore dei modi, in
fondo quanto poteva aver sofferto crescendo il bambino di un altra
donna senza il conforto di una tomba su cui piangere il proprio
piccolo? Anche lei, proprio come me, era stata privata della sua vera
famiglia, ed ancora una volta si era fatta in quattro permettendomi
di scappare e rischiando la sua stessa vita per me, non sapevo chi
fossero i miei veri genitori, ma di sicuro lei era la miglior madre
che un figlio potesse desiderare di avere.
Non
mi restava molto tempo, le torri dell'aeroporto spiccavano contro il
cielo proprio di fronte a noi, riposi la lettera nella busta e
guardai il passaporto, era così strano vedere la mia foto sorridermi
da quel foglio di carta e leggere un nome che non mi apparteneva,
sarei stato capace di abituarmi a quella nuova esistenza? Solo il
tempo poteva rispondere a quella domanda... da quel momento in poi il
mio nome sarebbe stato Anthony Howard, nato a Londra il 13 maggio del
1986, con tutto quello che mi era successo negli ultimi giorni quasi
l'avevo dimenticato, l'indomani sarebbe stato il mio compleanno.
Ripensai
a quello che sarebbe successo se mia madre non avesse trovato il modo
di farmi fuggire dal palazzo... chissà che ne era stato di lei... se
qualcuno aveva già scoperto la mia fuga o se ancora stava coprendomi
permettendomi di lasciare il paese... tutto sembrava tranquillo, ma
talvolta le apparenze ingannano, ormai l'avevo capito a mie spese,
dovevo quindi stare molto attento a non farmi scoprire, a Luxor
potevo passarla liscia, quasi nessuno mi conosceva, ma al Cairo
tutto sarebbe stato diverso, l'ombra della lunga mano dell'uomo che
avevo sempre creduto essere mio padre ricopriva tutto il perimetro
della metropoli, i suoi fedeli servitori si erano infiltrati in ogni
attività, e non sarebbe stato facile ingannare i suoi scagnozzi.
Andai
in cerca di un volo diretto per evitare di farvi scalo, ma purtroppo
nessuna delle compagnie aeree mancava di effettuare lo scalo nella
capitale, quindi, incrociai le dita ed optai per il primo volo
disponibile, volevo arrivare da Aurora il prima possibile ed inoltre
rimaneva nella capitale solo un'ora.
Quando
il velivolo iniziò la discesa verso l'immensa distesa di cemento
sotto di noi, un nodo mi strinse lo stomaco, chiamai l'hostess e le
chiesi se avremmo dovuto scendere dall'aereo al nostro arrivo e lei
mi tranquillizzò dicendomi che non era necessario, si trattava solo
di uno scalo tecnico per permettere ai turisti di tornare a casa o
proseguire il loro viaggio tra le bellezze della più grande città
del nord Africa, non appena le ruote del carrello si staccarono
nuovamente da terra abbandonando dietro di se il suolo egiziano tirai
un profondo respiro di sollievo e mi rilassai contro lo schienale
del seggiolino.
Mancavano
un paio d'ore all'arrivo, e i piccoli schermi, sospesi sopra i
sedili, trasmettevano un film, tutti i passeggeri sembravano
interessati alle immagini che scorrevano davanti ai loro occhi, tutti
tranne me... i miei occhi restavano fissi sull'agendina di Aurora
che stringevo tra le mani, il suo indirizzo scritto con la sua
calligrafia arrotondata, un po' da bambina, spiccava sulla prima
pagina come fosse una scritta lampeggiante al neon, continuavo a
leggerlo e rileggerlo senza sosta per imprimerlo nella memoria,
temevo si cancellasse all'improvviso lasciandomi ancora una volta
senza una pista da seguire. Ogni tanto guardavo fuori dall'oblò,
cercando uno sprazzo tra le nuvole che mi permettesse di avvistare la
mia terra promessa, ma il tappeto di nuvole, soffice ed uniforme
ricopriva ogni cosa, sembrava di sorvolare un'immensa distesa di
panna montata.
Arrivai
a Londra nel primo pomeriggio, non appena fui sceso dall'aereo mi
ritrovai con centinaia di occhi puntati su di me, un paio di volte
scorsi perfino lo scatto di un flash, che diavolo avevano in quella
città? Perché le ragazzine mi guardavano come fossi un essere
sovrannaturale? E perché continuavano a chiedermi di fare foto con
loro? Non riuscivo a comprendere quegli strani comportamenti, ed in
fondo non mi importava, l'unica cosa che mi importava era di colmare
il più in fretta possibile la distanza che ancora mi separava da
Aurora. Sbrigai le formalità burocratiche e mi allontanai il più in
fretta possibile da quello strano posto... un brivido mi arricciò
la pelle delle braccia non appena lasciai il caldo rifugio del
terminal, infilai la felpa che avevo portato con me ed un cappellino
di lana per proteggermi dal freddo, nonostante l'estate fosse ormai
alle porte fuori dall'aeroporto il termometro segnava 16 gradi.
Nonostante
un timido sole risplendesse sulla città, doveva aver piovuto da poco
perché le strade erano costellate di pozzanghere dove i palazzi si
rispecchiavano, e l'aria era carica di umidità che mi entrava fin
dentro le ossa... veramente ero nato in quel posto così freddo dove
pioveva in continuazione?
Fermai
il primo taxi e diedi all'autista l'indirizzo di Aurora sperando che
non fosse troppo distante, ormai non stavo più nella pelle.
Il
taxi si fermò di fronte ad un portone di un elegante villetta a
schiera, tirai un lungo sospiro e dopo aver pagato mi avvicinai al
portone di legno scuro, il cuore nel petto batteva talmente forte che
pensai sarebbe balzato fuori da un'istante all'altro... allungai la
mano verso il campanello, quando mi accorsi che qualcuno aveva
lasciato il portone socchiuso, senza riflettere spinsi ed entrai.
La
scala era immersa nella penombra, salii a due a due i gradini e mi
ritrovai in un grande salone dove erano accatastati mobili e scatole,
un nodo mi strinse la gola... non poteva essersi trasferita... non
ora, corsi verso le stanze che si affacciavano sul salone e
finalmente la vidi.
Rimasi
come paralizzato ad osservare il suo profilo in controluce, il sole
giocava col pulviscolo che aleggiava nella stanza rendendola quasi
irreale, era intenta a dipingere su una delle pareti di quella che,
mi accorsi solo in quel momento, doveva essere la stanza del
bambino.... una ciocca di capelli le scivolò lungo il viso e nel
tentativo di spostarla dietro l'orecchio il pennello le cadde di
mano. “ uffa!!” le sentii pronunciare mentre con fatica tentava
di chinarsi a raccoglierlo, la pancia che ormai si protendeva enorme
oltre la sua esile figura, la intralciava nei movimenti. Senza
pensare corsi verso di lei e mi allungai verso il pavimento per
aiutarla.
le
mani si sfiorarono raccogliendo il pennello ed i suoi occhi corsero
al mio viso colmi di stupore, il barattolo del colore che ancora
teneva stretto nell'altra mano le sfuggì spargendo sul pavimento il
suo contenuto. Restammo accovacciati a fissarci per un attimo che mi
parve infinito.
“Anuar?...”
“Sì..
Aurora...”
non
riuscimmo a pronunciare altro, per le spiegazioni ci sarebbe stato
tempo... per quanto tempo avevo bramato il dolce sapore dei suoi
baci... la mia bocca cercò la sua, come quella di un assetato che
improvvisamente si trova di fronte ad un ruscello di acqua
cristallina, e quando finalmente le nostre labbra si incontrarono
sentii di essere finalmente a casa.
5 commenti:
Oh Dio mio che meraviglia questo capitolo!!! Ma sono troppo in ansia di sapere cosa succede ora!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Mi hai lasciato senza parole e la mia espressione sognante parlerebbe da sola .... che spettacolo, un capitolo emozionante e romantico. Meraviglioso....
Bellissimo ora inizia una nuova vita...ma nn è ke è il fratello di Rob?? sai le ragazzine gli scattavano foto lo affiancavano si e trovato a disagio proprio come una persona famosa...ma lui a un gemello vero????? ok volo con la fantasia ...rob sta se.mpre nei miei pensieri..e tu sei bravissima
Si! si ritrovano hanno molto da chiarire ma ormai andrà tutto bene, no?
Ma lo sapevo che era il fratello di Rob, ci avevo visto giusto! ma Aurora non si è stupita quando lo ha visto all'inizio della storia, se tutti lo scambiano per Robert vuol dire che sono molto simili...
Buona scrittura!
storia dolcissima,finalmente si ritrovano,mi sono emozionata,e si,sono una romanticona,mi sa che anuar è il gemello del ragazzo di rosy.ciaooo un abbraccio maria50.
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