giovedì 6 ottobre 2011

Capitolo 71



Anuar

Uscii dalla grande villa con il cuore molto più leggero rispetto a quando vi ero entrato, finalmente ero riuscito a far luce sul mistero che pareva aver circondato Aurora sino a poco tempo prima, ora non mi rimaneva che correre a Londra e cercare di farmi perdonare da lei.
Andai subito in cerca di un taxi che mi portasse all'aeroporto di Luxor, dovevo trovare un volo per Londra che partisse il prima possibile, avevamo passato già troppo tempo lontani e la voglia di lei era un dolore sordo che mi attanagliava le viscere.
Non avevo ancora controllato i documenti che mia madre aveva messo dentro lo zaino che mi aveva consegnato prima che partissi, appena mi sedetti sul sedile posteriore del taxi tirai fuori la busta che conteneva il passaporto e tra le pagine scivolò fuori un foglio ripiegato in quattro dove riconobbi l'elegante e minuta calligrafia di mia madre.

tesoro mio,
Ti ho amato sin dal primo momento in cui ho saputo che stavi crescendo dentro me, e quando per la prima volta ti ho stretto tra le braccia ho sentito che tutta la mia vita aveva avuto finalmente un senso. Tu non puoi capire quanta felicità sappia donare un esserino così piccolo... poco importa se tu non sei il bambino che ho portato in grembo, non avrei saputo amarlo diversamente o più di quanto ho amato te... per questo non ho avuto il coraggio di raccontarti la verità, non volevo perdere mio figlio perché tu sei e sempre sarai per me il mio bambino.
So che non mi perdonerai facilmente per quello che ti ho tenuto nascosto in tutti questi anni, ma anche tu, un giorno, quando avrai dei figli, potrai capire le ragioni per cui l'ho fatto... vorrei poterti aiutare a ritrovare le tue origini, ma purtroppo non conosco i nomi dei tuoi veri genitori, so che ti chiedo molto, ma se un giorno riuscirai a scoprire la tua vera identità, vorrei tanto che facessi una cosa per me... posa un fiore sulla piccola bara del mio bambino e digli quanto bene gli ho voluto.
Spero tanto che tu sia felice... ti amo tanto.
Tua madre

L'inchiostro qua e là era macchiato dalle lacrime che mia madre aveva versato scrivendo quelle poche righe così cariche d'amore, ed un nodo mi strinse la gola... ero stato ingiusto con lei, aveva dedicato la vita alla mia felicità ed io l'avevo ripagata nel peggiore dei modi, in fondo quanto poteva aver sofferto crescendo il bambino di un altra donna senza il conforto di una tomba su cui piangere il proprio piccolo? Anche lei, proprio come me, era stata privata della sua vera famiglia, ed ancora una volta si era fatta in quattro permettendomi di scappare e rischiando la sua stessa vita per me, non sapevo chi fossero i miei veri genitori, ma di sicuro lei era la miglior madre che un figlio potesse desiderare di avere.
Non mi restava molto tempo, le torri dell'aeroporto spiccavano contro il cielo proprio di fronte a noi, riposi la lettera nella busta e guardai il passaporto, era così strano vedere la mia foto sorridermi da quel foglio di carta e leggere un nome che non mi apparteneva, sarei stato capace di abituarmi a quella nuova esistenza? Solo il tempo poteva rispondere a quella domanda... da quel momento in poi il mio nome sarebbe stato Anthony Howard, nato a Londra il 13 maggio del 1986, con tutto quello che mi era successo negli ultimi giorni quasi l'avevo dimenticato, l'indomani sarebbe stato il mio compleanno.
Ripensai a quello che sarebbe successo se mia madre non avesse trovato il modo di farmi fuggire dal palazzo... chissà che ne era stato di lei... se qualcuno aveva già scoperto la mia fuga o se ancora stava coprendomi permettendomi di lasciare il paese... tutto sembrava tranquillo, ma talvolta le apparenze ingannano, ormai l'avevo capito a mie spese, dovevo quindi stare molto attento a non farmi scoprire, a Luxor potevo passarla liscia, quasi nessuno mi conosceva, ma al Cairo tutto sarebbe stato diverso, l'ombra della lunga mano dell'uomo che avevo sempre creduto essere mio padre ricopriva tutto il perimetro della metropoli, i suoi fedeli servitori si erano infiltrati in ogni attività, e non sarebbe stato facile ingannare i suoi scagnozzi.
Andai in cerca di un volo diretto per evitare di farvi scalo, ma purtroppo nessuna delle compagnie aeree mancava di effettuare lo scalo nella capitale, quindi, incrociai le dita ed optai per il primo volo disponibile, volevo arrivare da Aurora il prima possibile ed inoltre rimaneva nella capitale solo un'ora.
Quando il velivolo iniziò la discesa verso l'immensa distesa di cemento sotto di noi, un nodo mi strinse lo stomaco, chiamai l'hostess e le chiesi se avremmo dovuto scendere dall'aereo al nostro arrivo e lei mi tranquillizzò dicendomi che non era necessario, si trattava solo di uno scalo tecnico per permettere ai turisti di tornare a casa o proseguire il loro viaggio tra le bellezze della più grande città del nord Africa, non appena le ruote del carrello si staccarono nuovamente da terra abbandonando dietro di se il suolo egiziano tirai un profondo respiro di sollievo e mi rilassai contro lo schienale del seggiolino.
Mancavano un paio d'ore all'arrivo, e i piccoli schermi, sospesi sopra i sedili, trasmettevano un film, tutti i passeggeri sembravano interessati alle immagini che scorrevano davanti ai loro occhi, tutti tranne me... i miei occhi restavano fissi sull'agendina di Aurora che stringevo tra le mani, il suo indirizzo scritto con la sua calligrafia arrotondata, un po' da bambina, spiccava sulla prima pagina come fosse una scritta lampeggiante al neon, continuavo a leggerlo e rileggerlo senza sosta per imprimerlo nella memoria, temevo si cancellasse all'improvviso lasciandomi ancora una volta senza una pista da seguire. Ogni tanto guardavo fuori dall'oblò, cercando uno sprazzo tra le nuvole che mi permettesse di avvistare la mia terra promessa, ma il tappeto di nuvole, soffice ed uniforme ricopriva ogni cosa, sembrava di sorvolare un'immensa distesa di panna montata.

Arrivai a Londra nel primo pomeriggio, non appena fui sceso dall'aereo mi ritrovai con centinaia di occhi puntati su di me, un paio di volte scorsi perfino lo scatto di un flash, che diavolo avevano in quella città? Perché le ragazzine mi guardavano come fossi un essere sovrannaturale? E perché continuavano a chiedermi di fare foto con loro? Non riuscivo a comprendere quegli strani comportamenti, ed in fondo non mi importava, l'unica cosa che mi importava era di colmare il più in fretta possibile la distanza che ancora mi separava da Aurora. Sbrigai le formalità burocratiche e mi allontanai il più in fretta possibile da quello strano posto... un brivido mi arricciò la pelle delle braccia non appena lasciai il caldo rifugio del terminal, infilai la felpa che avevo portato con me ed un cappellino di lana per proteggermi dal freddo, nonostante l'estate fosse ormai alle porte fuori dall'aeroporto il termometro segnava 16 gradi.

Nonostante un timido sole risplendesse sulla città, doveva aver piovuto da poco perché le strade erano costellate di pozzanghere dove i palazzi si rispecchiavano, e l'aria era carica di umidità che mi entrava fin dentro le ossa... veramente ero nato in quel posto così freddo dove pioveva in continuazione?
Fermai il primo taxi e diedi all'autista l'indirizzo di Aurora sperando che non fosse troppo distante, ormai non stavo più nella pelle.
Il taxi si fermò di fronte ad un portone di un elegante villetta a schiera, tirai un lungo sospiro e dopo aver pagato mi avvicinai al portone di legno scuro, il cuore nel petto batteva talmente forte che pensai sarebbe balzato fuori da un'istante all'altro... allungai la mano verso il campanello, quando mi accorsi che qualcuno aveva lasciato il portone socchiuso, senza riflettere spinsi ed entrai.
La scala era immersa nella penombra, salii a due a due i gradini e mi ritrovai in un grande salone dove erano accatastati mobili e scatole, un nodo mi strinse la gola... non poteva essersi trasferita... non ora, corsi verso le stanze che si affacciavano sul salone e finalmente la vidi.
Rimasi come paralizzato ad osservare il suo profilo in controluce, il sole giocava col pulviscolo che aleggiava nella stanza rendendola quasi irreale, era intenta a dipingere su una delle pareti di quella che, mi accorsi solo in quel momento, doveva essere la stanza del bambino.... una ciocca di capelli le scivolò lungo il viso e nel tentativo di spostarla dietro l'orecchio il pennello le cadde di mano. “ uffa!!” le sentii pronunciare mentre con fatica tentava di chinarsi a raccoglierlo, la pancia che ormai si protendeva enorme oltre la sua esile figura, la intralciava nei movimenti. Senza pensare corsi verso di lei e mi allungai verso il pavimento per aiutarla.
le mani si sfiorarono raccogliendo il pennello ed i suoi occhi corsero al mio viso colmi di stupore, il barattolo del colore che ancora teneva stretto nell'altra mano le sfuggì spargendo sul pavimento il suo contenuto. Restammo accovacciati a fissarci per un attimo che mi parve infinito.
Anuar?...”
Sì.. Aurora...”
non riuscimmo a pronunciare altro, per le spiegazioni ci sarebbe stato tempo... per quanto tempo avevo bramato il dolce sapore dei suoi baci... la mia bocca cercò la sua, come quella di un assetato che improvvisamente si trova di fronte ad un ruscello di acqua cristallina, e quando finalmente le nostre labbra si incontrarono sentii di essere finalmente a casa.

 

5 commenti:

Trilly ha detto...

Oh Dio mio che meraviglia questo capitolo!!! Ma sono troppo in ansia di sapere cosa succede ora!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

Mi hai lasciato senza parole e la mia espressione sognante parlerebbe da sola .... che spettacolo, un capitolo emozionante e romantico. Meraviglioso....

mery robert ha detto...

Bellissimo ora inizia una nuova vita...ma nn è ke è il fratello di Rob?? sai le ragazzine gli scattavano foto lo affiancavano si e trovato a disagio proprio come una persona famosa...ma lui a un gemello vero????? ok volo con la fantasia ...rob sta se.mpre nei miei pensieri..e tu sei bravissima

Miky ha detto...

Si! si ritrovano hanno molto da chiarire ma ormai andrà tutto bene, no?
Ma lo sapevo che era il fratello di Rob, ci avevo visto giusto! ma Aurora non si è stupita quando lo ha visto all'inizio della storia, se tutti lo scambiano per Robert vuol dire che sono molto simili...
Buona scrittura!

Anonimo ha detto...

storia dolcissima,finalmente si ritrovano,mi sono emozionata,e si,sono una romanticona,mi sa che anuar è il gemello del ragazzo di rosy.ciaooo un abbraccio maria50.